giovedì 12 luglio 2012

Chapter 8 - Your Jesus is a Nazi


Lo stavo osservando ancora una volta.
Ormai non facevo altro. Le mie giornate erano caratterizzate solo da quest'atto che ormai stava diventando quasi un'ossessione per me.
Nonostante non si voltasse quasi mai verso la mia persona, ero cosciente del fatto che sapesse che non lo perdevo mai di vista. Ormai vi era qualcosa di irrisolto tra noi, e avevamo un assoluto bisogno di parlare. Dovevamo chiarire.
Era diventata un'abitudine per me ritrovarmi quotidianamente dopo le lezioni con il gruppo di ragazzi che mi avevano fatto compagnia durante la sagra del Bloodmallow.
Passavamo le giornate a girovagare per i boschi di Orentown, discutendo del più e del meno, e qualche volta, tirando giù qualche spicchio d'aglio.
Paul ed io eravamo diventati ormai inseparabili durante le nostre giornate a girovagare. Discutevamo di tutto. Dalla religione, alla politica, per poi arrivare al mio argomento preferito: Lo sterminio degli umani.
Ogni volta che quell'argomento sortiva dalla bocca di uno di noi, le mie ginocchia si irrigidivano, e il mio fiato si accorciava. L'onirico volto di Nunzio compariva davanti ai miei occhi, per non lasciarmi più.
Fu un pomeriggio, mentre tornavo a casa, che lo vidi da solo arrancando come solo un modello d'alta moda avrebbe saputo fare.
Senza che la mia mente opponesse alcune resistenza sui miei arti, gli corsi accanto, nel tentativo di iniziare una conversazione con lui. Era incredibile quanto quel ragazzo, riuscisse a mettermi in soggezione ogni volta che gli ero troppo vicino.
<< Ciao nunzio.>> Sussurrai in tono pacato.
Lui mi guardò per qualche istante, continuando a camminare, ed evitando di rispondermi.
Decisi che non era più il caso di comportarsi da brava scolara << Ascolta, noi dobbiamo assolutamente parlare, e se non mi segui giuro che mi metto a urlare a squarcia gola tutto quello che so.>>
Avevo ottenuto la sua attenzione << Non oseresti.>> Gli occhi, erano due fessure.
<< Non mi conosci.>>
Mi seguì senza fare storie.
Non ci volle molto prima di arrivare nella piccola radura dove gli avevo rivelato la mia scoperta. Il sole filtrava attraverso i piccoli spazi vuoti lasciati dalle foglie, e tutto ricordava una sdolcinata scena da harmony per ragazzine allupate.
<< Perchè ce l'hai con me? Cosa ti ho fatto di male?>> Domandai, sedendomi.
Lui non fece niente per alcuni istanti. Mi girava intorno senza batter ciglio, e con un nervosismo quasi palpabile.
<< Io non ce l'ho con te Lace. E' la situazione qui che sta degenerando. Insomma, tu sei un vampiro porca puttana! Tutti qui sono vampiri! Mi sento ridicolo solo a dirlo.>>
Annuii, senza trovare parole di conforto. Come sarebbe stato ritrovarmi improvvisamente in un luogo abitato esclusivamente da umani? Che incubo. << Cos'è una “puttana” ?>>
Nunzio si volto bruscamente verso di me << Parli sul serio?>>
Annuii.
<< Beh ecco, è una tizia che si fa pagare e in cambio offre del sesso.>>
Agghiacciante << Vuoi dire che gli umani per fare sesso devono pagare?>>
Il ragazzo scosse la testa << No, non tutti. Ma se c'è qualcuno che proprio non riesce a rimorchiare allora beh, volgarmente parlando, va a puttane.>>
Tutto chiaro. Certo che doveva davvero essere un bel lavoro. Prendere soldi per fare sesso. Chi l'avrebbe mai detto che gli umani potessero essere così ingegnosi.
Nunzio decise in fine di fermarsi e sedersi vicino a me << Senti Lace, non è che io sia arrabbiato con te, ma non riesco a dare un senso a tutto questo. Però riflettendoci, se Dio ha creato anche i vampiri, allora un motivo deve esserci, chi sono io per andare contro le sue scelte.>>
<< Cos'è un “Dio”?>> Domandai a Nunzio, avendo notato la mielosità aumentare nel suo tono, nel dire questa parola.
Il ragazzo scattò in piedi, tornando nella posizione nevrotica che aveva mantenuto durante tutto il nostro incontro << Mi prendi in giro stavolta, vero?>>
In realtà no, non lo prendevo in giro. Ma perchè doveva reagire così, come potevo io sapere di cosa fossero queste strambe cose che popolavano il luogo degli umani. << No. Sono serissima.>>
I suoi occhi erano due fessure, mentre le sue mani non parevano trovare una posizione, continuando a muoversi avanti ed indietro << Non riesco a credere che tu...Come fai a non...Dio è colui che ha creato tutto quello che vedi, noi compresi.>>
Compresi immediatamente a cosa si stesse riferendo << Capisco, lui è un specie di vostro Vlad.>>
<< Vlad?>>
<< Si Vlad. Diciamo che secondo noi lui è la figura principale della nostra religione, così come credo sia per voi questo tizio.>>
Nunzio pareva davvero irritato << Non chiamarlo tizio Lace! Lui è molto più di una semplice figura importante, lui è il creatore di tutto compreso il tuo Vlad!>>
<< Beh, questo lo credi tu, insomma, di religioni ce ne sono a bizzeffe, e ognuna di esse crede di avere le risposte a tutto, ma dove hai le prove per dimostrare che sia la tua, quella giusta?>>
Nunzio stava già scuotendo la testa << Lace, questi sono discorsi eretici che non hanno ne capo ne coda. Le prove che sia la nostra, la religione giusta vengono dal cielo stesso, e l'arrivo di Gesù è stato solamente il tassello che ha completato il puzzle.>>
Quel nome mi parve qualcosa di già sentito << E per caso l'ometto appeso alla croce che mi hai tirato dietro l'altro giorno?>>
Nunzio annuì << Secondo il Cristianesimo, lui è il figlio di Dio venuto sulla terra come prova della sua alleanza con l'uomo.>>
<< Oh, quindi il vostro è un politeismo, quali altri dei avete oltre Dio e Gesù?>> Chiesi incuriosita.
Ma la reazione che scatenai in Nunzio non fu certamente voluta. Si sedette nuovamente tentando di trovare le parole per spiegarmi chissà quale altra inespugnabile verità.
<< Certo che no, il nostro è un Monoteismo! Gesù e Dio sono la stessa persona, ma contemporaneamente sono due entità distinte.>>
Che ragionamenti contorti e perversi che facevano questi Cristiani << Quindi voi credete in un tizio che è il padre di se stesso? E da cos'è nato, un cactus gigante proveniente da venere?>>
Lo sguardo di Nunzio continuava a non essere affatto divertito << Certo che no, non dire cose senza senso! Gesù è nato dalla sempre vergine Maria, che è stata fecondata da Dio, tramite il suo messaggero, L'arcangelo Gabriele.>>
Già. Ed il mio cactus alieno era senza senso. Perchè una tizia ingravidata da un alito di vento ha completamente senso << Su, ammettilo che mi stai prendendo i giro. Nessun idiota crederebbe ad una storia del genere, non sono una ragazzina di quattro anni. La storia di Babbo natale ha molto più senso di tutta questa scemenza.>>
Per un attimo avevo davvero creduto che Nunzio si stesse burlando di me, ma nell'osservarlo per qualche sante, indignato com'era, fui costretta a ricredermi. Lui era davvero convito di quello che diceva << Allora dimmi, perchè Gesù era appeso ad una croce?>>
<< Perchè è così che fu ucciso. Messo a morte dall'imperatore Romani Ponzio Pilato, anche se la vera colpa è da attribuire agli ebrei, che lo condannarono.>>
<< E perchè non si è salvato? Voglio dire, se è il figlio di Dio, e ha creato tutto e tutti, allora per quale motivo farsi inchiodare ad un palo come una bandiera?>
Nunzio parve confuso << Ecco lui voleva dimostrare a che punto poteva spingere l'odio, ma è resuscitato tre giorni dopo la sua morte, dando prova di essere il vero figlio di Dio.>>
Annuii << E queste informazioni da dove sono state tratte?>>
<< Dalla sacra Bibbia! Anzi guarda, voglio che tu la legga!>> Disse, andando poi ad estrarre un libraccio dal poco promettente colore dallo zaino.
Lo presi e me lo rigirai tra le mani, provando a leggere rapidamente la prima pagina.
Quello che riportava era addiritura più assurdo di tutte le parole che Nunzio mi aveva riferito fino a quel momento, e dire che queste ultime eran state davvero colossali.
<< Nunzio, a me continua a sembrare tutta un'incredibile presa per il sedere. Questo tizio crea e divide la luce dalle tenebre, ma scientificamente le tenebre non esistono, ma è solo assenza di luce.
A me pare che chi ha scritto questa robaccia abbia avuto qualche serio problema di overdose, credimi.>>
Nunzio non volle sentire storie, ma mi ripeté ancora una volta di leggere con attenzione e di discutere poi con lui le mie conclusioni, essendo certo che avrei cambiato idea.
MI spiegò che tale libro era stato scritto dagli apostoli di Gesù, che più avevano avuto la possibilità di conoscerlo, e la loro parte era chiamata Nuovo testamento, diviso invece dal Vecchio testamento.
L'unica domanda che riuscivo a pormi era quale delle due parti contenesse più spazzatura.
Portai a casa il libro e lo lessi, incuriosita in un certo senso, disgustata dall'altro. Non riuscivo a rendermi conto da come degli esseri pensanti ed in grado di intendere e di volere potessero davvero porre la loro fede in un libro che conteneva più contraddizioni di qualsiasi altro scritto mai vistosi sulla faccia della terra.
Fui davvero curiosa di esporre le mie teorie a Nunzio quando lo incontrai il giorno dopo.
Sostanzialmente pare soprattutto impressionato che io fossi riuscito a leggerlo in un solo giorno, ma mi pensai che probabilmente per gli umani non doveva essere così rapido il dono della lettura.
<< Adesso dovremo discutere parecchie cose, io e te. >> Lo informai << Prima di tutto, se Gesù è nato dove questo libro dice, allora perchè viene rappresentato con capelli biondi ed Occhi azzurri? La zona geografica dalla quale proviene avrebbe dovuto renderlo più scuro, e di certo non con occhi cerulei.>>
Nunzio sospirò, pronto a darmi la sua risposta << Ma lui è il figlio di Dio, non pretenderai che nascesse di colore.>>
<< Veramente non ci vedo niente di male, quale sarebbe il problema?>>
Il ragazzo non rispose.
<< E comunque>> Continuai << Adamo ed Eva? Cos'è uno scherzo? E fisicamente impossibile che da due individui del genere sia nata la razza umana. E poi qui c'è del vero e proprio maschilismo. Perchè mai Eva deve nascere dalla costola di Adamo? E per quale assurdo motivo Dio avrebbe dovuto mettere li in bella mostra un albero proibito? La poveretta ha solo seguito la curiosità.>>
Ancora una volta Nunzio continuò ad affermare che non potevo certo mettere in dubbio migliaia di anni di storia della religione.
<< Nella bibbia c'è scritto chiaramente che è innaturale che i maschi portino capelli lunghi. Eppure Gesù li portava tali, questo come lo spieghi?>>
Silenzio.
<< E questa storia dell'inferno e di Satana poi è ancor più ridicola. Lo sai che da noi c'è una religione basata su questa storiella? Ma non ci crede praticamente nessuno. Se il tuo Dio è onnipotente, allora perchè non lo elimina Satana? Te lo dico io il perchè, lascia tutto il lavoro sporco a lui. E poi cos'è la storia dello strambo individuo che vive dentro la pancia di una balena? Vuoi prendermi in giro? Nunzio queste sono tutte baggianate, e se davvero credi a tutto questo, beh allora avevo sopravvalutato il tuo intelletto.>>
Bello come un tramonto tra i fiordi, certo, ma anche stupido come una sequoia abbattuta.
Non volli proseguire oltre con la nostra conversazione, perchè le cose che avevo da dire erano troppe, ed il tempo a nostra disposizione era giunto a termine.
La campanella era suonata.
Mentre mi allontanavo lo vidi tirar fuori una collana di legno con tanti piccoli pallini legati uno di fianco all'altro.
Le sue labbra si mossero.
La sua voce, arrivò alle mie orecchie << Dio perdonala perchè non sa quello che dice.>>
Idiota.

Chapter 7 - Kill the parasites, save the world


<< Si >> disse Crocifissa << è esattamente così che stanno le cose.>>
Sospirai senza avere il coraggio di aprire bocca. Le mie ginocchia non si fermavano a causa del nervosismo, i miei occhi tentavano in vano di non incrociare i loro, e nella mia mente una sola domanda balzava qua e la: Cosa ci facevo io li?
La reazione che Nunzio aveva avuto nel vedere i miei canini era stata estrema, ed inizialmente non avevo capito perchè la paura più folle si fosse impossessata di lui. Adesso in vece era tutto chiaro.
L'avevo ricorso fino a casa sua, all'interno della quale si era barricato mentre continuava ad urlare e piangere come una ragazzina.
Improvvisamente il silenzio più totale aveva pervaso casa sua, e pezzi d'aglio erano iniziati a piombare e verso di me dalla finestra del piano superiore. Non avevo capito cosa c'entrasse il fumo in quel momento, visto e considerato che per quella sera di aglio ne avevo avuto abbastanza.
Poi, a seguire, tra le mani mi era arrivato un qualcosa che non avevo minimamente riconosciuto.
Si trattava di una croce di legno con sopra incollato un tizio mezzo nudo tutto d'argento.
Mi ero rigirata l'oggetto tra le mani, ma non avendo davvero la minima idea di cosa potesse essere, quindi lo avevo appoggiato alla porta, andando poi a bussare.
Inaspettatamente quest'ultima si era aperta prima del previsto, mostrandomi una donne che dalle meravigliose fattezze doveva certamente essere imparentata con Nunzio.
Le sue mani erano scavate da un incredibile numero di meravigliosi solchi, mentre le sue dita erano ornate da un enorme quantitativo di anelli dalle forme più bizzarre.
I suoi bellissimi occhi erano protetti da un paio di enormi lenti, e i suoi denti, a differenza di quelli dei suoi figli erano perfettamente dritti, ma avevano uno strano color argenteo. Sublime.
Le sue gambe seminude mostravano tutti i piccoli fili corvini che a differenza di sua figlia, parevano non essere mai stati toccati, rendendoli così selvaggi e ammalianti.
<< Io... Stavo cercando... >>
<< Entra, vieni.>> Aveva detto ancor prima che avessi avuto il tempo di terminare la mia frase.
Ormai ero stata certa che anche lei, come tutta la sia famiglia fosse un'umana, e la cosa mi aveva terrorizzata in un certo senso, ma guardando i suoi occhi, e le piccole bollicine bianche che emanava dalla bocca, non ero riuscita a resistere, e l'avevo seguita.

Adesso mi trovavo seduta su un divano, con dieci occhi puntati sulla mia persona, alla quale erano stati appena rivelati dei segreti che nessun altro avrebbe mai dovuto scoprire.
La famiglia di Nunzio era davvero una famiglia di esseri umani. Ma non era questa la parte shoccante.
In quei venti minuti passati con loro, avevo appreso come la storia potesse essere davvero modificata a proprio piacimento, raccontando idiozie a tutto il mondo.
Gli esseri umani, da come Crocifissa, la madre di Nunzio, mi aveva informata, non si erano mai realmente istinti.
Dopo anni di continua guerra per sterminare il loro genere, i capi di stato degli umani e quelli dei vampiri erano giunti ad una conclusione che non prevedesse altro spargimento di sangue, da nessuna delle due parti.
Agli umani era stata concessa una zona del pianeta nella quale vivere, a condizione che non uscissero mai da li. Per essere certi che nessun vampiro venisse a sapere della loro esistenza, la zona atmosferica sovrastante il terreno umano era stata resa penetrabile dai raggi solari, e tale notizia era era stata sparsa tra la popolazione vampirica, rendendo certo il fatto che nessuno si sarebbe mai avvicinato a quella parte della terra.
Molti degli umani erano a conoscenza di questo fatto, e dell'esistenza di una seconda razza che abitava il pianeta assieme a loro. Molti altri invece, tra i quali Nunzio, ne erano all'oscuro.
<< Ma allora, cosa ci fate voi qui, se non vi è permesso incontrare e vivere con i vampiri?>>
Il padre di Nunzio, che fino a quel momento non aveva parlato si chiarì la voce << Adesso ti spiego, da molti anni a questa parte i vampiri inseriscono ogni anni degli umani nelle loro città, per cercare di far nascere un contatto, una specie di integrazione. Noi siamo state una delle famiglie prescelte per questo compito. In realtà ce ne sono state molte altre, difatti sono tanti gli umani che vivono assieme a voi.>>
Lo osservai per qualche istante.
Era impossibile da dire, ma era quasi più bello di Nunzio.
Il suo nome era Renato, e la sua più grande particolarità era quella di avere la parte superiore delle labbra ricoperte da un ammasso di peli grigi, simili a quelli di Addolorata, ma molto più folti.
Nunzio dal canto suo si stava ancora riprendendo. Il fatto di vivere in una comunità di vampiri pareva averlo traumatizzato non poco, ed ero certa che non avesse ancora perdonato ai suoi tale menzogna.
Sospirai e mi feci coraggio << Nunzio, posso chiederti perchè mi hai tirata dell'aglio prima?>>
Il ragazzo sollevò gli occhi, ma pareva ancora troppo sconcertato per poter aprire bocca.
<< Nella cultura umana >> Iniziò Crocifissa << i vampiri sono solo una leggenda, e per allontanarli si dice basti dell'aglio.>>
Annuii. Questi umani non dovevano essere poi così furbi. E dire che qui dell'aglio costa un occhio della testa, sarebbe stato un sogno vedermelo tirare dietro.
<< E quel pezzo di legno con il tizio d'argento?>>
<< Gesù Cristo!>> Si sbrigò a correggermi Gervasio, con una voce lievemente indignata << quella è la crocifissione di Gesù Cristo.>>
Annuii, nonostante ne sapessi quanto prima del tizio seminudo.
Ero solamente sorpresa dopo aver appreso delle notizie del genere. Gli umani non erano estinti.
E davanti a me ve ne era la prova concreta.
Ma come potevano gli umani fidarsi dei vampiri dopo tutto quello che gli avevamo fatto? In che modo potevano vivere in mezzo a noi senza provare indignazione e disgusto?
<< Non riesco ancora a capire come facciano i vampiri a non riconoscere l'odore del vostro sangue.>> Dissi dubbiosa.
A questo punto, dopo un lungo silenzio, Crocifissa parlò di nuovo << E perchè non siete abituati al sangue umano. Dopo tutti questi anni senza averne assaggiato nemmeno un po', i vampiri non sanno più che sapore abbia il nostro sangue, ed è difficile da riconoscere. In più assumiamo quotidianamente delle gocce di questo >> Si sollevò per mostrarmi una piccola boccetta << Si tratta di stinco suino mescolato a un po' d'acqua. Ancora ci è ignaro, ma un vampiri può morire se ne assume troppo, e facendolo circolare nel nostro sangue, nascondiamo il nostro odore e ci difendiamo. Durante la guerra contro i vampiri, molti umani non poterono essere mangiati grazie a questo. La nostra sfortuna è che ormai i maiali sono sempre meno, e tentiamo di tenere in vita i pochi che ci rimangono.>>
Maiali.
Era lo stesso animale dal quale proveniva il prosciutto cotto, il materiale che nunzio stava mangiando qualche giorno fa.
<< Questo significa che voi uccidete gli animali per nutrirvi>>
I cinque membri della famiglia mi parvero sconcertati dalla domanda, some se la risposta dovesse essere quasi ovvia.
<< Certo che si, come potremmo sopravvivere altrimenti? Insomma, anche voi vampiri vi nutrite di sangue animale da quando gli umani sono creduti estinti, o no?>> Intervenne Renato, portandosi il mignolo dentro orecchio, e muovendolo freneticamente. Quello che ne usci fu qualcosa che mi fece ribollire dentro.
Il suo dito era ricoperto di uno strato verdastro ed invitante, che con mio enorme dispiacere dovetti smettere di guardare, altrimenti avrei rischiato certamente di correre da lui per averne un po'.
Riflettei invece su quello che aveva appena detto << Noi vampiri non uccidiamo gli animali. Preleviamo solo il sangue che ci è necessario e poi li liberiamo.>>
I loro sguardi erano più tetri che mai. Parevano non credere alle mie parole.
Ma adesso una cosa era chiara.
Gli umani uccidevano davvero gli animali, le informazioni che mi avevano fornito si erano appena dimostrate vere.
Ma chi ero io per giudicarli? I vampiri avevano quasi sterminato l'intera popolazione umana, e di certo io non potevo indignarmi perchè loro facevano lo stesso con gli animali.
Riflettei. Certo che potevo.
Io ero dispiaciuta di quello che i miei simili avevano fatto, ma non capivo come, avendo subito lo stesso brutale destino, gli umani potessero trattare allo stesso modo una razza che, a quanto mi era ormai chiaro, consideravano inferiore.
Avevo un milione di domande da fare ai Fottarelli, ma decisi di andarmene, segnandomele mentalmente.
Era chiaro a tutti che dovessi tenere la bocca chiusa per quanto riguardava l'avvenimento della serata.

<< Papà, per fare i Bloodmallow voi non uccidete gli animali vero?>>
Mio padre era seduto sul divano, facendo zapping con il telecomando ed inveendo contro le figure dei nostri politici che spuntavano qua e la.
Scosse la testa senza voltarsi << Certo che no, prendiamo da loro solo un po' di sangue, e li liberiamo.>>
Almeno ero certa di non aver raccontato frottole ai Fottarelli.
Adesso la domanda che dovevo porre era di gran lunga più complicata << Puoi dirmi allora perchè abbiamo ucciso gli umani? Voglio dire, molti sono stati sterminati anche senza che ci fosse la possibilità di bere il loro sangue.>>
Mio padre posò il telecomando e prese a guardarmi << Lace, devi capire che gli umani non erano considerati una semplice specie dalla quale prelevare del sangue ogni tanto. Loro erano crudeli, stavano avvelenando il pianeta. Il mondo che vedi oggi sarebbe stato solo un sogno se loro avessero continuato ad esistere. Oltre a sterminare molte specie di animali per il semplice profitto, agivano in modo stupido seguendo il loro Dio Denaro. Non avevano una morale, non credevano in niente se non nel potere e nei soldi.
Laghi, fiumi, mari interi stavano morendo a causa loro, e stavano anche uccidendo essi stessi a causa dell'inquinamento che creavano. Loro andavano sterminati, altrimenti questo pianeta sarebbe stato destinato a soccombere.>>
Le parole di mio padre rimbombavano acide nella mia mente << Ma probabilmente per sopravvivere avevano bisogno di nutrirsi di carne animale, e non vi era altra possibilità se non quella di ucciderli.>>
Mio padre scosse la testa << No Lace, l'organismo degli umani poteva sopravvivere perfettamente senza assumere carne. La loro era semplice avidità. Il problema principale degli esseri umani era la convinzione di essere al centro dell'universo. Secondo il loro parere, l'Umano era una creatura perfetta destinata a dominare su tutti gli altri. Non è mai passato in testa a nessuno di loro che il rispetto di quello che ci circonda sia fondamentale. Mi dispiace dire una cosa del genere, ma erano solo dei parassiti. Se la loro esistenza fosse andata avanti, per la terra sarebbe stata la fine.>>
Pensai tra me e me ad una cosa, rimproverandomi di non averci riflettuto prima << Ma se non fosse stato per l'inquinamento creato dagli umani, noi ci troveremmo ancora nascosti, a vivere nel sottosuolo.>>
<< Hai ragione>> Convenne mio padre << Ma non è stato l'inquinamento a darci la possibilità di uscire. Il gas che noi emaniamo non è affatto inquinante, è solo che si trovava tra gli agenti inquinanti. Preso singolarmente però, egli non ha alcun effetto dannoso. Certo, dobbiamo molto agli umani, ma ribadisco che se avessero continuato di questo passo, il pianeta così come lo conosciamo non esisterebbe più.>>
Quindi stando alle parole di mio padre, Nunzio non era altro che un parassita. Certo, un parassita con un fascino ed una bellezza inverosimili, ma pur sempre un parassita.

Chapter 6 - Legalize it!


Quando mi lasciai andare sul letto le mie mani ancora tremavano.
Era come se ogni mia convinzione fosse stata brutalmente estirpata dalla mia mante. Non ero più certa di niente. Chi era Nunzio? O meglio, cosa era?
Queste domande continuavano imperterrite a rotearmi in testa senza che risposta soggiungesse.
Mi sollevai e sospirai. Forse era tutto un malinteso. Forse mi stavo sbagliando, ed erano state solamente una serie di sfortunate coincidenze.
Quasi mi venne da ridere nel pensare a quanto malamente riuscissi a mentire a me stessa.
No. C'era davvero qualcosa di sinistro e misterioso in quel ragazzo, ed ormai ero certa di sapere di cosa si trattasse. Perfino pronunciarlo nella mi mente mi terrorizzava.
Cosa dovevo fare? Mantenere il segreto? Ma quale segreto poi? Nonostante la moltitudine di prove che avevo raccolto la mia rimaneva solamente una supposizione, niente era certo.
Cercai di tranquillizzarmi pensando ad altro.
A breve la sagra del Bloodmallow avrebbe aperto i battenti, e l'intera Orentown continuava ad essere estremamente emozionata per tale avvenimento.
Le strade si ricoprivano di nullafacenti signore che ogni giorni si recavano nell'enorme stand all'interno del quale la ciclopica struttura formata dai Bloodmallow stava prendendo forma.
Le suddette massaie, affamate di pettegolezzi, stabilivano quello come punto d'incontro per poter iniziare a sparlare di tutti i poveri sfortunati che capitavano sotto i loro occhi, lanciando spudoratamente i loro insensati giudizi.
Oltre ad essere la patria indiscussa delle false dicerie, avevo scoperto che la popolazione di quel luogo aveva delle preferenze politiche che potevano essere ampiamente criticate.
Il nostro mondo politico poteva vantare un'ampia specie di personaggi con differenti idee.
Avevamo ladri, ex galeotti, persone che spendevano il nostro denaro per andare a spassarsela con donne dal dubbio mestiere, e poi vi era il personaggio per il quale la popolazione di Orentown patteggiava maggiormente.
Il suo nome era Ribusso Tombe, ed era il fondatore di un partito politico chiamato Setta Ovest.
Nonostante l'idiozia che quest'uomo aveva dimostrato nei suoi anni di presenza al nostro governo, vi era sempre la costante presenza di un ampio numero di persone pronte a dare il loro voto per veder realizzate le deliranti idee del Tombe.
Queste erano soprattutto idee pseudo razziste, che prevedevano la divisione in due parti del nostro paese.
Da grande intellettuale e colta persona quale Ribusso era, egli credeva che solamente la parte Ovest del nostro paese fosse degna di ricevere aiuti dallo stato, mentre la parte Est doveva staccarsi e diventare una nazione a parte, essendo essa più povera e bisognosa.
Egli era convinto che la popolazione risiedente nella parte Est dello stato rubasse il lavoro ai colti borghesi dell'ovest, e aveva quindi proposto una scissione.
Il nuovo stato, composto quindi solo dalla parte ovest, sarebbe stata appellata con il nome di Perugionia.
Difatti, gli slogan che contraddistinguevano la Setta Ovest erano spesso frasi del tipo “Perugionia Libera”. La cosa strana era che Ribusso, nonostante gli svariati insulti alla popolazione dell'est, avesse una moglie proveniente esattamente da quella zona del paese. Viva la coerenza.
Altra grande idea che caratterizzava la Setta, era il forte razzismo verso gli stranieri provenienti da altri paesi.
I settisti, ovvero coloro che seguivano le idee della setta, erano convinti che gli immigrati non avessero diritto di risiedere nel nostro stato, e vi era, secondo loro, l'immediata necessità di espellerli.
Questo però loro non lo chiamavano razzismo.
Certo che no. Quale sano di mente poteva credere che dei personaggi secessionisti e xenofobi potessero avere idee razziste? Ma nessuno certamente.
La cosa che riusciva a strappare una risata in tutta quella situazione era il figlio di Ribusso, conosciuto da tutti come Il Carpa.
Costui era un ragazzo dotato di un'ignoranza talmente ampia, da far risultare dilemmi machiavellici i puzzle a due pezzi.
Dopo essere stato bocciato tre volte all'esame di maturità, era (ancora non si sa come) riuscito a passare la quarta volta, andando in seguito ad acquistare una laurea in uno dei paesi dei quali criticava tanto gli abitanti. Tanto per ribadire la coerenza che regnava in quella famiglia.
Come sottolineato, la maggior parte della popolazione Orentowniana sosteneva apertamente le idee per nulla razziste ed ancor meno xenofobe del Tombe.
Secondo loro la sua politica ci avrebbe solamente aiutati ad uscire dalla tremenda crisi che aveva bombardato le nostre tasche.
Inutile era prolungarsi in discorsi politici con loro. Parlarne con un mulo da soma sarebbe stato molto più costruttivo, e certamente l'animale in questione avrebbe capito i suoi errori.
Ma Orentown aveva anche persone con una mentalità lievemente più aperta e critica rispetto al mondo. Peccato che questi ultimi tentassero di andarsene appena ne avevano la possibilità.
Come dar loro torto.
Non riuscii più andare avanti con questi falsi ragionamenti. Mi avvicinai al computer e scrissi le parole che tanto bravavano di essere da me digitate. Ma non comparve niente.
Tutte le informazioni visive sugli umani erano state eliminate, e gli unici dati rintracciabili erano fonti scritte.
Me ne andai, delusa.
Deglutii, sapendo di aver preso una decisione.
L'avrei fatto, senza che impedimento alcuno sopraggiungesse.
Adesso ne ero certa.



Le strade quella sera erano talmente ricolme di persone da rendere impossibile il completo movimento delle braccia. Pensai che un kalashnikov avrebbe di certo risolto il mio problema.
Paul mi stava facendo strada nel tentativo di condurmi assieme a lui e agli altri in un punto della città dal quale fosse possibile osservare in tranquillità lo spettacolo senza essere privati degli arti.
La Sagra quell'anno aveva davvero accolto un numero spropositato di persone provenienti da ogni angolo del Paese.
La prima cosa che allietò i nostri occhi, fu il passaggio di un enorme carro contenente tre bustine di Bloodmallow. Margareth mi spiegò che quelli in particolare erano stati realizzati con un concentrato di sangue differente dagli altri, e per questo il loro prezzo toccava limiti inimmaginabili.
La ragazza si premurò di informarmi che aveva chiesto a suo padre di tentare di ottenere uno di quei pacchetti che da molti venivano bramati. Si offrì anche di farmene assaggiare uno in caso li avesse ottenuti.
Era strano come l'affetto che Margareth aveva nei miei confronti pareva essere aumentato così tanto nel breve periodo che avevo trascorso ad Orentown. La cosa non mi dispiaceva di certo, mi incuriosiva semplicemente.
Il luogo al quale Paul si riferiva, dove sarebbe stato semplice ammirare lo spettacolo, si rivelò essere un enorme terrazza che dava sulla strada principale della città.
Prima che avessi il tempo di prendere posto alcuni dei ragazzi presenti tirarono fuori delle cartine anomalamente lunghe, assieme ad una bustina trasparente dall'ormai noto contenuto.
Il risultato fu una lunga e trasparente stecca contenente il materiale che ancora era considerato illegale dalle nostre parti.
Margareth fece un tiro per poi passarla a me. La afferrai portandomela tra le labbra e inspirai.
Il sapore dell'aglio pervase i miei polmoni più di una volta, dandomi un'incredibile sensazione di calma e tranquillità.
<< Non ti facevo una da aglio.>> Disse Paul, afferrando la canna e inspirando profondamente.
Non risposi, ma sorrisi flebilmente nella speranza che se ne accorgesse.
In realtà non ero solita fumare. Perfino le semplici sigarette non erano di mio gradimento, ma avevo deciso di provare nuove esperienze a causa del clima di penetrante monotonia nel quale adesso vivevo.
Nonostante il nostro stato considerasse l'aglio illegale, quest'ultimo era stato liberalizzato in molti altri Paesi nei quali adesso era possibile fumarlo senza il minimo problema.
Molte erano le discussioni che i nostri politici intraprendevano a riguardo, ma era sempre chiaro che la maggior parte di essi fosse contro la legalizzazione di tale prodotto.
La cosa mi interessava in minima parte, e lo stesso riguardava anche i mie coetanei. Trovare dell'aglio qui era tanto facile quanto in tutto il resto del mondo, e le possibilità di essere sorpresi a fumarlo erano minime. Non avevamo bisogno di vederlo legalizzato per usufruirne.
Lasciavamo i politici sbraitare come animali, la cosa non ci tangeva minimamente.
Quando l'enorme carro fatto di Bloodmallow ci passò davanti, a malapena ce ne accorgemmo.
Era una polifemica struttura raffigurante il castello di Bran.
Riferimenti religiosi a fiumi. A stento mi trattenni dal lanciarmi sulla costruzione per tentare di ridurla a brandelli. Ed il fatto che fossi per metà nel mondo degli elefanti rosa non aiutava di certo.
Ma fu solamente un particolare a fermare il mio istinto omicida.
Nunzio.
Camminava velocemente per tentare di allontanarsi dalla folla.
Prima ancora che il resto del gruppo avesse il tempo di aprir bocca mi affrettai a scendere le scale per raggiungerlo.
La miriade di turisti accorsi per vedere quel maledetto esempio di religiosità fatta di dolciumi non mi rese il compito facile, ma capii che Nunzio si stava avviando verso la foresta, lontano da tutto quel baccano.
L'effetto dell'aglio si stava facendo sempre più forte, ed malapena riuscivo a stare in piedi, ma la cosa non mi interessava. Volevo solamente parlare con Nunzio., e l'avrei fatto a costo di rimetterci le gambe.
Quando riuscii a raggiungerlo eravamo nel centro di una piccola radura, scarsamente illuminata dalla luce della luna. Il suo volto mi fece perfino un effetto peggiore di quello causatomi dall'aglio. I miei respiri si fecero irregolari e intensi. << Nunzio!>>
Si voltò rapidamente, sollevando la mano in segno di saluto. Con grande eccitazione potei notare che le chiazze situate solitamente sotto le sue braccia erano tutt'ora presenti.
<< Ciao. Che ci fai qui?>> Chiese, visibilmente incuriosito.
Mi guardai intorno ancora una volta << Potrei farti la stessa domanda.>>
Nunzio parve stupito << Stavo tornando a casa, e questa è una scorciatoia. Non ne potevo più di tutta quella folla urlante.>>
Come dargli torno. Sorrisi osservando le sue labbra che si arricciavano. Anche malamente illuminato, Nunzio, risultava meraviglioso ai miei occhi.
Presi fiato un'ultima volta, e mi feci seria << Devo parlarti.>>
Il ragazzo non parve per niente sorpreso, ma si avvicinò alla mia persona, come per tentare di prestare maggiore attenzione a quello che avevo da dire.
Nella mia mente, il discorso che avrei dovuto riportargli suonava perfetto e coinciso, mentre adesso non sapevo da dove iniziare. Presi fiato un'ultima volta.
<< C'è qualcosa di strano in te, Nunzio, e non puoi negarlo>> Abbassai gli occhi, imbarazzata da quella che poteva essere la sua reazione << le tue natiche emanano uno strano e paradisiaco gas.
Le tue ascelle sono costantemente segnate da una meravigliosa rugiada. Ho visto Addolorata sputare sangue. Sangue! E infine sono certa di averti adocchiato mentre mangiavi...del prosciutto cotto.>>
Deglutii senza avere il coraggio di sollevare gli occhi << Io lo so cosa sei.>> Ancora una volta presi un enorme respiro << Tu sei un essere umano.>>
Solo allora mi resi conto di quanto veritiere fossero le mie parole.
Solo in quel momento mi accorsi di essere davvero convinta di quello che avevo appena rivelato.
Nunzio mi guardò per un intenso, interminabile istante.
<< Ovviamente.>> Rispose.
Mi sentii crollare le ginocchia.
Li, seduta tra i rami spezzati di quel bosco, Nunzio mi aveva appena rivelato di essere una creatura creduta estinta. E lo aveva fatto con una noncuranza estrema.
<< Perchè, cosa dovrei essere?>> Aggiunse qualche istante dopo.
Mi sollevai in piedi << Nunzio ma che stai dicendo? Ti prendi anche gioco di me? Dopotutto non mi stupisce, sei riuscito a prenderti gioco di un'intera città di vampiri per tutto questo tempo!>>
Il ragazzo parve sconcertato, come se le mie parole non avessero senso per lui.
<< Città di vampiri? Lace ma sei certa di star bene, non è che ti sei calata qualcosa vero?>>
Sbuffai << Nunzio smettila! Hai appena ammesso di essere un umano, hai idea di come mi senta!>>
Nunzio si avvicinò << Credo che qualcuno ti abbia drogata, o chissà. Stai delirando, te ne rendi conto? Perchè dovrebbe stupirti il fatto che io sia un umano? Anche tu lo sei, se è per questo.>>
Lo guardai torvo << Certo che no. Io sono un normale vampiro, cosa ti fa pensare che possa essere una di voi?>>
Il ragazzo parve davvero stanco di sentirmi parlare << Davvero divertente, adesso mostrami i tuoi affilatissimi denti e preghiamo insieme il signore oscuro. Smettila di fare la bambina Lace.>>
<< Anche tu credi in Vlad allora?>> Dissi in tono incerto << e per quanto riguarda i miei denti, se volevi che te li mostrassi bastava chiedere.>>
Prima che Nunzio avesse il tempo di fare qualsiasi movimento spalancai la bocca, facendo allungare i canini dei quali tanto andavo fiera. Anni di continui lavaggi e filo interdentale si dimostravano utili una volta tanto.
L'aria annoiata di Nunzio scomparve. La sua bocca si spalanco tanto quanto la mia, ma nessuna zanna parve spuntare da essa. Era solo stupore.
Il ragazzo tentò di dire qualcosa ma stava tremando come una foglia strappata via da un uragano.
Le sue mani mi indicavano incredulo, e prima che avessi il tempo di ritirare i mie denti, scappò in preda al terrore, urlando e piangendo.

Chapter 5 - Ham is my whore


Ancora ignoto mi era il perchè stessi facendo una cosa del genere, ma i miei quesiti necessitavano di risposte immediate, e sarei scesa a patti con chiunque pur di ottenerle.
Le strade di Orentown erano completamente deserte quando mi vidi costretta ad attraversarle.
I membri della PA, ai quali per motivi del tutto ignoti era affidata la nostra sicurezza, stavano scalpitando e urlando davanti alla loro sede, senza prestare la minima attenzione a quello che li circondava.
Da quanto avevo avuto modo di intuire, se un pazzo omicida si fosse denudato in mezzo al centro cittadino minacciano di farsi esplodere, loro avrebbero probabilmente iniziato a scattargli delle foto, per poi chiedergli l'autografo.
In mano a quelle persone non avrei messo una palla di gommapiuma, figuriamoci la mia vita.
A Breve, tra le strade della mia nuova e da me contemplata cittadina, si sarebbe svolto la sagra del Bloodmallow, un evento che rappresentava il clou delle iniziative cittadine e del turismo per quel luogo.
Le maggiori aziende di tale prodotto si sarebbero unite per costruire un monumento fatto completamente di Bloodmallow. Monumento che variava annualmente, e che portava all'estasi totale tutti coloro che avevano la fortuna di intravederlo.
Anche prima del mio trasferimento qui avevo sentito parlare di tale evento, visto che aveva una portata quasi mondiale, ma non vi avevo ami assistito dal vivo.
Il mio interesse rimaneva comunque molto limitato. Vedere migliaia di persone intente a urlare come giumente gravide il giorno del parto non faceva ancora parte dei miei sogni erotici nascosti, e credo che non ne avrebbe fatto parte ancora per un bel po' di tempo. Ma tutta la città attendeva con una tale ansia quel momento, che mi sarei sentita davvero troppo crudele a non prestare loro attenzione quando ne parlavano.
Il vecchio trucco del sorridi ed annuisci era efficace come non mai in questi casi.
La maggior parte della popolazione Orentowniana, quella sera, era quindi indaffarata con i preparativi del grande evento, lasciandomi fortunatamente libera di recarmi nel luogo da me desiderato senza che nessuno potesse vedermi.
Il sole era calato da un pezzo quando giunsi davanti alle scale della chiesa.
Entrai, tentando comunque di mantenere un basso profilo.
Le scale da scendere per avere accesso alla vera entrata della casa di Vlad erano parecchie, ed una volta terminate mi trovai davanti ad una porta di legno che negli anni aveva assunto un aspetto monotono.
La chiesa di questa città non aveva niente di differente da quella che frequentavo da piccola.
Le due microscopiche fessure che con un'enorme sforzo di fantasia venivano appellate a finestre erano delle medesime dimensioni, mentre le candele al centro della stanza erano costantemente accese, per garantire un minimo di luce anche nelle ore più buie.
Le sedie che circondavano l'enorme pentacolo dipinto al centro erano di un color verde muschio, mentre il soffitto era impregnato di schizzi rossastri.
Notando la piccola coppa di sangue che affiancava la porta, vi ci intrisi le dita per poi farmi il segno della croce. Nel toccarmi la fronte, sentii come un brivido. Tanto buon sangue sprecato. Che inutile modo di utilizzare il cibo.
Milioni di persone senza niente da bere nel mondo, e come utilizziamo le nostre scorte di sangue?
Versandocele addosso come sgualdrine prima di uno streap tease.
Mi pentii troppo tardi del danno fatto, dato che gocce dal un purpureo colore mi scivolavano ormai lentamente sul viso. Decisi che sarebbe stata l'ultima volta.
Mi avvicinai alla porta del sacerdote, bussando lentamente ed attendendo una risposta. Niente.
Bissai una seconda, terza quarta volta, ma nulla accadde.
Solo mentre me ne stavo andando la figura di un uomo con un'enorme paio di baffi comparve alle mie spalle, facendomi sussultare.
<< Salve >> Dissi educatamente << Lei è il sacerdote?>>
L'uomo annuì, facendo qualche passo indietro, ed invitandomi a prendere posto in una delle sedie vuote. Obbedii.
I suoi occhi trasmettevano un cauto ottimismo, come se non avesse aspettato altro che la mia visita. Appena aprì bocca, capii di cosa si trattava.
<< Finalmente ha deciso di unirsi alla nostra comunità, signorina Miles >> Esultò l'uomo << sono certa che si troverà benissimo.>>
Chiaramente aveva frainteso << Ne sono certa anch'io, sta di fatto che non sono qui per questo.>>
I suoi occhi divennero due fessure.
Ero certa che da questo sarebbe dipeso quello che i membri della comunità avrebbero pensato di me e di mio padre. Se mi fossi unito a loro, allora la mia anima, assieme alla mia purezza, si sarebbero salvate. Al contrario, la condanna eterna sarebbe stata la mia più che meritata punizione.
<< Allora mi dica, cosa posso fare per lei?>>
L'uomo adesso non aveva più il tono gentile e comprensivo di prima. Pazienza, mene sarei fatta una ragione.
<< Ecco, volevo chiederle delle informazioni.>> Borbottai.
Il Sacerdote si fece ancora più serio << Vada avanti.>>
<< Riguardo gli umani.>>
Ero certo che non fosse cosa comune recarsi da un qualunque sacerdote per tentare di estrapolargli informazioni su una razza estinta, ma tutto sommato il suo sguardo non parve così sorpreso quanto credevo sarebbe stato.
Prese a camminare su e giù con aria meditabonda << E cosa ti interessa sapere, esattamente?>>
La scuola mi parve una scusa più che accettabile per giustificare la mia sete di curiosità. Gli chiesi quali fossero le posizioni che la chiesa Draculiana aveva assunto verso gli umani, prima che essi si estinguessero.
Il sacerdote si sedette di fronte a me << Devi certamente essere a conoscenza di come i vampiri riuscirono a prevalere sugli umani. Bene. Inizialmente la nostra chiesa non era numerosa come lo è al giorno d'oggi. Eravamo costretti a vivere in piccoli gruppi, se ci avessero scoperto, nonostante la nostra forza, avevano il vantaggio della luce del giorno, sarebbe stato troppo difficile per noi confrontarci con loro.
<< Quando Eric Jonassen fece la sua scoperta tutto si capovolse, e i vampiri passarono lentamente al comando. Fu una strage. In quel periodo il sangue scorreva a fiumi e gli umani tentarono in vano di scappare e nascondersi. Per quanto riguarda la nostra posizione, sappi che la chiesa Draculiana è sempre stata contro il nutrirsi di sangue umano.>>
Annuii.
In realtà sapevo di questo particolare, ma non avevo altro a cui aggrapparmi.
Ero alla disperata ricerca di più informazioni possibili, e i Sacerdoti erano coloro che più conoscevano gli esseri umani, avendo combattuto così duramente per vietarne il consumo.
Questa era l'unica cosa che ritenevo essere positiva nelle credenze Draculiana.
Quello che i vampiri avevano fatto agli umani era imperdonabile e contro ogni buonsenso. Com'era stato possibile che un massacro del genere si fosse compiuto, oltre che sotto lo sguardo, anche con l'aiuto, di tutti.
Non capivo. << Il Gran Sacerdote di quel periodo provò a fare qualcosa, contro il consumo del sangue umano?>>
L'uomo annuì, visibilmente rattristato << Certamente, tutti noi Draculiamo provammo a fare qualcosa. Devi capire che gli umani erano una razza squallida e vile. Perfino parlare con loro era da considerarsi un atto ignobile, figuriamoci bere il loro sporco sangue. Il Gran sacerdote provò a far tornare il lume della ragione all'intera popolazione, e per un brevissimo periodo di tempo ci riuscì. Decidemmo che la soluzione migliore era bruciare tutti i sopravvissuti, in modo che di loro non rimanesse la minima traccia. Quegli sporchi esseri avevano infangato questa terra una volta ricca e florida, le loro carcasse non erano degne di riposare sotto di essa. Ma il loro sangue continuava a far gola a molti, così vennero messi in vendita e costretti a riprodursi per generare altri sporchi umani. Che Vlad punisca chi ebbe quella sciagurata idea!>>
Cercai di fare mente locale, ancora stordita da quelle parole.
Quello che fino a pochi secondi fa avevo creduto l'unico punto positivo della fede Draculiana, si era appena rivelato essere un'imperdonabile atto dettato dalla più ripugnante follia.
L'unico motivo per il quale non volevano nutrirsi degli umani, non era la pietà, ma l'odio.
Li odiavano così tanto da non considerarli nemmeno degno di poter sfamare le loro lingue. Non ero certa di come questo fosse possibile, ma il disprezzo che avevo per quell'essere e per tutta la sua
fede raggiungeva livelli inverosimili.
Bruciare delle persone perchè ritenute inferiori.
Costringerle a vivere in gabbie e venderle come oggetti.
Di quale popolazione folle ero costretta a far parte?



<< Sei strana oggi.>> Disse Paul, mentre a stento ingurgitava l'ultima polpetta rimasta sul suo piatto.
Non ero strana. Tentavo solo di reprimere la rabbia.
A quanto pareva quasi nessuno dei miei compagni aveva visto la foto che Lukas Jonassen aveva mostrato al pubblico qualche sera prima. In un certo senso, la cosa mi fece sentire sollevata.
Paul non smetteva di giocherellare con con il cibo rimastogli, il che non aiutava il mio umore a migliorare.
Nonostante fosse di buona compagnia a volte sembrava mettercela tutta per vedere la parte peggiore di me. Ero certa che se un giorno ci fosse riuscito, non gli sarebbe piaciuto per niente.
<< Paul, tu cosa sai degli umani?>> Chiesi togliendogli la forchetta di mano.
Lui fece spallucce << A parte che sono estinti? Niente di particolarmente interessante in realtà, solo la solita minestra che trovi sui libri. Eric Jonassen, sterminio di massa, buon sangue.>>
Annuii. Era chiaro che non ne sapeva più di me.
Paul inarcò le sopracciglia << Non ti pare disgustoso che mangiassero la carne degli animali? Voglio dire, la carne!>>
Annuii nuovamente. Ormai non avevo la forza di fare altro.
Poi, li vidi.
Si dirigevano lentamente verso uno degli unici tavoli rimasti liberi, con l'eleganza che solo loro possedevano. Gervasio li precedeva, sorridendo e mostrando il suo sopracciglio, ormai diventato un simbolo all'interno della scuola.
Quando vidi nunzio non potei fare a meno di toccarmi le labbra. Le chiazze che solitamente si presentavano solamente sotto le sue ascelle, stavolta non erano sole. Una terza chiazza, ancora più grande, ancora più umida, si faceva spazio nella sua schiena. Mi ricordai della foto che avevo visto qualche sera prima. In confronto a quelle di Nunzio, le chiazze del ragazzo mostrato da Lukan Jonassen erano impercettibili, però c'erano.
In quel momento mi scordai di tutto quello che mi circondava, c'era solo Nunzio. Lui, e nient'altro.
Fremevo dalla voglia di poter infilare la mia mano sotto la sua maglietta. Volevo poter toccare quel corpo dalle perfette proporzioni. Desideravo essere pervasa dall'umido torpore che lo circondava.
Quando si sedette, la maglietta gli scoprì una piccola parte della schiena, rendendomi impossibile il poter spostare gli occhi da lui.
I figli che da li dietro comparivano erano ogni giorno più aggrovigliati e folti, e parevano occupare una superficie sempre più ampia.
I fottarelli finirono il loro pranzo sotto il mio sguardo vigile.
La prima ad andarsene fu Addolorata, mente Nunzio, ancora non pareva intenzionato ad abbandonare la tavola. Estrasse altri due panini, e quando stava per dare l'ultimo morso ad uno di questi, quello che conteneva cadde, costringendo nunzio ad accasciarsi al suolo per raccoglierlo.
Quello che dal panino era fuoriuscito aveva un strano colorito rosato, con delle piccole venature bianche.
Provare a riconoscerne l'odore fu un'impresa erculea. La presenza di tutti quei cibi differenti non mi permise di focalizzarmi su quel preciso punto prima che Nunzio lo trangugiasse, leccandosi in seguito le dita.
Vedendolo mi sentii di nuovo fremente di desideri poco puri e per niente casti.
Per disgrazia, o fortunatamente, nelle lezioni successive non lo vidi. Passai l'intero pomeriggio nella sala computer, e fu li che un'intuizione balzò nella mia testa.
Le mani iniziarono tremarmi, e sentivo il rumore dei denti sbattere gli uni contro gli altri.
Tentai in vano di trovare l'alimento che Nunzio stava mangiando a pranzo tra i cibi che i vampiri consumavano comunemente.
Poi, con lo stomaco stretto e le dita che si rifiutavano di battere sulla tastiera, digitai le parole che posero fine ai miei dubbi, e dettero inizio alle mie certezze: “Carne animale”.
Non ci volle molto prima di trovare una copia esatta del pasto di Nunzio. Colore rosato, venature bianche.
Prosciutto cotto.
Questo era il suo nome.  

Chapter 4 - Guess who's going to perish, now


<< Papà, il sangue che utilizzate per i Bloodmallow lo estraete dagli animali, vero?>>
L'uomo che mi stava davanti aveva un'aria esausta. Il suo volto era più scavato del solito, e non faceva altro che controllare e ricontrollare il bilancio del mese passato.
Prima di rispondermi, prese un lungo sorso dall'enorme tazza che gli stava davanti << Si, in un certo senso. Non è totalmente puro però, viene lavorato nei laboratori per tentare di renderlo più simile a quello degli...>>
<< Umani.>> Lo interruppi bruscamente.
Lui annuì senza sollevare lo sguardo dallo schermo del computer.
Sospirai profondamente, toccandomi lo stomaco per tentare di percepire a che unto era arrivata la mia digestione.
La scena alla quale avevo assistito qualche giorno prima mi aveva davvero portato a credere di essere diventata folle. Probabilmente era stata la presenza di Addolorata a farvi girare le valvole celebrali nel modo sbagliato, ne ero certa. Quello che avevo visto uscire dalla sua bocca non poteva essere davvero sangue.
Vi erano più di mille spiegazioni plausibili ad un avvenimento del genere. Probabilmente la ragazza stava masticando una gomma alla fragola, o il suo rossetto si era mescolato con l'acqua. A certo, doveva sicuramente essere così.
Intuii che stavo vanamente tentando di mentire a me stessa.
No. Ero sempre stata convinta che ci fosse qualcosa di strano in quei ragazzi, e questa era un'altra prova a favore della mia teoria. Avevo solo paura di ammetterlo perfino a me stessa.
Respirai ancora una volta << E come fate ricreare l'aroma del sangue umano? Non è andato perduto?>>
Mio padre si tolse gli occhiali, andando a strofinarsi gli occhi e bevendo un altro sorso di caffè B negativo. Gli avevo detto centinaia di volte di passare ad un altro gusto, qualcosa di meno forte, per il suo bene, ma starmi a sentire per lui pareva sempre un optional fortemente trascurabile.
Si infilò nuovamente gli occhiali << Vi erano tracce del loro sangue ovunque, non è stato difficile per i nostri scienziati crearne uno sintetico che ci andasse molto vicino. E mescolandolo con quello animale otteniamo la miscela per i Bloodmallow.>>
Feci un cenno d'assenso << Tu hai mai assaggiato del sangue umano?>>
Per un istante parve prestarmi davvero attenzione. I suoi occhi si illuminarono, e vidi i suoi canini uscire impercettibilmente in fuori.
<< Il tuo bisnonno ne conservava una boccetta, ma è stato uno strazio per me averlo provato. Da quel momento il sangue che bevo ogni giorno non ha niente di diverso dalla pipì di gatto.>>
Rabbrividii all'idea.
Che gusto doveva mai avere il sangue umano per rendere così ridicolo il sangue che vedevo quotidianamente? A sentire mio padre, era qualcosa che dava assuefazione. Dopo averlo assaggiato una volta, non si poteva più fare a meno di berlo.
Deglutii.
Ironia della sorte, quando tornai in camera mia per il compito di storia che avrei affrontato il giorno seguente, mi accorsi che l'argomento era esattamente lo stesso che da li a qualche giorno mi stava perseguitando. Aprii le pagine ed iniziai a leggere senza un minimo di noia tutto quello che il libro narrava sugli umani.
Come tutti sapevano, gli esseri umani si erano ormai estinti centinaia di anni or sono, ma l'orribile cicatrice che avevano lasciato sulla terra non era ancora scomparsa. In un certo senso dovevamo ringraziarli per questo, se non fosse stato per il loro comportamento, noi vampiri ci saremmo trovati ancora nascosti tra le profondità della terra, in cerca di protezione dai raggi del sole.
Nell'estrema ignoranza che aveva sempre caratterizzato gli esseri umani, questi ultimi avevano creato un gas inquinante che impediva ai raggi dannosi del sole di penetrare, rendendo quindi liberi i vampiri di circolare anche di giorno. In un certo senso, si erano scavati la fossa da soli.
Erik Jonassen. Questo era il nome del primo vampiro che, sbadatamente, si era sporto ai raggi del sole, scoprendo che questi ultimi erano ormai stati privati del potere distruttivo che avevano verso noi vampiri.
Una volta diffusasi la notizia, tutti i vampiri dell'intero globo si erano rivelati, massacrando gli esseri umani, per tentare di ripulire il mondo dalla tremenda piaga che essi avevano rappresentato.
Inizialmente gli uomini di potere in rappresentanza degli umani avevano tentato di trovare qualche losco accordo con i vampiri, arrivando addirittura alle minacce, ma non c'era stato modo di arrestare l'uccisione della stirpe umana.
Impresso nella storia era rimasto il discorso di Erik Jonassen ad uno dei capi di stato umani più influenti di quel periodo, prima di ucciderlo.
L'uomo in questione aveva iniziato a strisciare come un verme, chiedendo la grazia ad Erik, e pregandolo di lasciarlo in vita. Jonassen gli aveva sorriso, per poi farlo alzare in piedi e domandargli se lui mangiasse carne.
L'uomo aveva annuito, con le lacrime che solcavano il viso.
A quel punto Erik aveva paragonato l'uomo in questione ad un agnellino. Gli aveva chiesto se lui avesse mai risparmiato un agnellino, vedendolo urlare in preda alla paura.
L'uomo era caduto a terra, scuotendo la testa, suo malgrado.
Erik aveva tentato di spiegargli che, stando alle parola dell'umano Charles Darwin, la specie con maggiori possibilità di sopravvivenza e di adattamento , aveva la meglio sulle altre creature, che di conseguenza, dovevano perire.
Prima di squarciargli il collo, gli aveva posto la domanda divenuta ormai celebre << Indovina a chi tocca perire, adesso.>>
Per un certo periodo di tempo si era tentato un esperimento con gli esseri umani rimasti in vita.
Essi erano stati rinchiusi in gabbie e costretti a riprodursi affinché producessero altri loro simili.
Il loro sangue era così prelibato che pareva uno spreco ucciderli tutti senza lasciarne più traccia.
In quegli anni vi erano stati appositi negozi all'interno dei quali era possibile scegliere il proprio umano e portarlo a casa, così da poter consumare comodamente il suo sangue.
La scelta era ampia, anche se quelli che andavano per la maggiore erano i bambini e le donne tra i diciotto e i venticinque anni.
L'unico problema era il prezzo, e la velocità con la quale essi si riproducevano.
Non essendo rimasti in molti, per poter acquistare un essere umano bisognava davvero avere un reddito impressionante, e il fatto che ci fosse bisogno di attendere nove mesi perchè essi mettessero al mondo altri esseri come loro, li aveva lentamente portati all'estinzione.
Dopo qualche decina di anni, pochissimi erano rimasti coloro che avevano avuto il piacere di vedere, o assaggiare il sangue umano. E quando erano passati un centinaio di anni, la maggior parte di loro era scomparsa.
Secondo i Draculiani, assaggiare il sangue umano una delle cose più imperdonabili che si potessero mai fare, ma visti i tempi, tale atto era diventato impossibile da praticare.
Non avevo mai visto la foto di un umano. Tutto ciò che li riguardava era stato bruciato, raso al suolo o distrutto. Secondo molto storici, quello umano, era un periodo che andava totalmente eliminato dalla faccia della terra visto il tremendo impatto che aveva avuto su di essa.
Con la totale scomparsa del genere umano, si era però presentato un altro problema.
Il gas inquinante che per decenni essi avevano prodotto, e grazie al quale noi eravamo potuti uscire allo scoperto, aveva iniziato a esaurirsi e vi era stato un breve periodo nel quale, in alcun parti del mondo ( soprattutto le meno inquinate) molti dei raggi dannosi erano riusciti a penetrare, uccidendo non pochi vampiri.
Gli scienziati avevano però trovato il gas grazie al quale noi potevamo sopravvivere, e adesso vi erano satelliti che quotidianamente lanciavano ondate di quel gas su tutta l'atmosfera terrestre.
Per il momento, non c'era da preoccuparsi.
Chiusi il libro, riflettendo su quanto avevo appena letto.
Quanto potevamo considerarci migliori degli esseri umani se anche noi avevamo compiuto una strage verso di loro?
Quanto potevamo dire di essere più evoluti di quelle persone, se i loro errori erano stati da noi ripetuti?
Tutto questo non aveva senso.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutta la faccenda.
Le parole di Erik Jonassen riecheggiarono nella mia mente. Per i vampiri, gli esseri umani quindi erano solo semplici animali? No, era impossibile.
I vampiri avevano trattato gli umani peggio di come gli umani trattassero gli animali. Ero certo che gli esseri umani non costringessero gli animali a vivere in gabbie, per poi ucciderli a loro piacimento, Erik doveva aver mentito su questa faccenda, nessun mai farebbe una cosa del genere.
Tranne i vampiri stessi.
Pensai ai Fottarelli, alla macchia di quel rosso profondo che Addolorata aveva lasciato sfuggire dalla sua perfetta bocca.
Loro non potevano essere degli umani. Era impossibile che delle creature così drasticamente belle e perfette potessero far parte di una razza descritta come barbara ed incivile. Presi un sospiro di sollievo. Adesso ne ero certa.
Ma c'era comunque qualcosa di incredibilmente strano in quei ragazzi.
Tornai in cucina ed afferrai un pacchetto di Bloodmallow A positivo, notando che mio padre aveva finalmente spento il computer, e si era seduto davanti alla TV.
Nel talk show era ormai diventata estenuante la presenza di Lukas Jonassen, pronipote di Erik, che veniva quotidianamente convocato per fare le veci di colui che, in un certo senso, ci aveva liberati.
Lukas non aveva niente di diverso da tutto il resto della popolazione maschile che avevo sempre incontrato.
I suoi capelli, gialli come delle piante secche e tiranti indietro con del gel, risultavano indifferenti alla mia vista, mentre annunciava di avere una sorpresa per i telespettatori di oggi.
I suoi denti erano talmente bianchi da infastidirmi, quando li mostrava sorridendo, e le sue braccia tese, mostravano perfettamente il movimento del muscolo, rendendolo quasi una tortura per i miei occhi.
Dopo qualche minuto di discussione, Lukas estrasse una foto, dicendo qualcosa che mi tolse il fiato.
<< Questa che vedete tra le mie mani, è una delle ultime foto di un essere umano mai scattate.>>
Il pubblicò parve visibilmente colpito. Quello che era stato solo un appena sussurrato bisbiglio divenne un vero e proprio chiacchiericcio.
Venne chiesto a Lukas di mostrare la foto direttamente alle telecamere. Il ragazzo obbedì.
Sussultai.
Mio padre mi stava guardando preoccupato << Lace stai bene?>>
Non feci caso alle sue parole, ero troppo presa dalla foto che in quell'istante mi stava davanti.
Rappresentava un ragazzo con dei capelli rossi non molto più alto di me.
Ma non fu questa la cosa che mi stupì.
Il suo collo, visibilmente inesistente, pareva essere stato sostituito da un enorme palloncino di carne. I suoi occhi equini guardavano da parti differenti dandogli un'aria di continua nonchalance.
Ma la cosa che più mi stupì fu un'altra.
Come Nunzio, li dove le sue corpulente braccia si univano al corpo, vi era una chiazza di quell'incredibile rugiada che tanto desideravo toccare.
Come Nunzio, era bellissimo.

Chapter 3 - Spit it out


Il sole non era ancora sorto quando udii il suono del campanello penetrarmi selvaggiamente il sistema uditivo.
Ad Orentown, oltre ad essere terribilmente religiosi, le persone avevano l'ignobile idea di voler convertire tutti a quella che secondo loro era l'unica via di salvezza per poter trascorrere l'eternità tra gli inferi, dove il sangue scorreva a fiumi e dove Vlad ci stava attendendo calorosamente.
La loro fissazione raggiungeva livelli tali, che pur di convincerti delle loro idee, si arrogavano il diritto di presentarsi alla porta di casa tua con un opuscolo in mano, ed un sorriso sulle labbra.
<< La fine è vicina!>> Urlò un membro della comunità, quando aprii la porta.
Non so come, ma mi trattenni dello sputargli in bocca.
<< Preparati cara, la fine è vicina!>>
La persona che mi stava davanti era un uomo molto distinto, con un paio di enormi occhiali e dei capelli a spazzola. Le sue mani erano in continuo fermento, e non parevano volersi fermare mentre, con un tono da esaltato, citava i motivi per i quali mi sarei dovuta presentare ogni lunedì per celebrare il grande Vlad, nella chiesa della città.
I mie occhi non erano ancora in grado di mettere bene a fuoco quello che circondava, ma non mi parve il caso di sbattergli la porta in faccia, per mettere poi in dubbio il mestiere di sua madre.
Optai dunque per una più dignitosa via d'uscita. << Mi dispiace, mio padre non è in casa.>>
La storiella della povera orfanella aveva sempre funzionato.
Solitamente, quando ricevevo chiamate indesiderate da parte di ancor più irritanti individui che tentavano di convincermi che potevo avere un piano tariffario migliore, ero solita rispondere di essere sola in casa, per poi andare a riattaccare.
L'uomo davanti a me non parve per niente impressionato. Il diabetico sorriso che aveva si ampliò, mentre tentava di farsi spazio nella porta d'entrata.
<< Non c'è problema! Voi siete i Miles, vero? Benvenuti nella nostra piccola cittadina. Sono certo che vi troverete bene.>>
L'uomo aveva una voce che sfiorava l'insopportabile. Era come se ogni sua parole fosse stata studiata prima di presentarsi alla mia porta. Idiota.
<< Ne sono certa anche io>> Risposi prima di salutarlo con un cenno di capo, per poi tentare in vano di chiudere la porta. Ma la sua gamba era li, pronta a fermare qualunque mio tentativo di salvezza.
L'uomo si sistemò gli occhiali << Volevo avvertire te e tuo padre che le funzioni religiose si tengono ogni lunedì dalle nove e trenta fino alle dieci e trenta. Spero vivamente che sarete presenti.>>
Odiare quell'uomo mi risultò incredibilmente facile. Come mi sarebbe risultato facile odiare qualunque individuo avesse tentato di svegliarmi alle sette di mattina di un qualsiasi sabato. Ma la privacy era qualcosa che, avevo notato, non esisteva ad Orentown. Le persone erano di una curiosità quasi isterica, e quando volevano sapere qualcosa, loro riuscivano a scoprire tutto, a costo di inventarsela di proprio pugno.
A scuola avevo notato che i ragazzi le cui famiglie facevano parete della comunità erano più strani di quanto normalmente fosse concesso ad una scuola pubblica. Portavano al collo enormi paletti e si riunivano in giardino a cantare canzoni su Vlad e su quanto immensa la sua benevolenza fosse.
Nel nostro stato, la religione più diffusa era quella Draculiana, seguita a ruota dai Satanisti per arrivare poi ai piccoli ceppi quali i Dissanguatori e gli Squartatoriani.
La chiesa Draculiana contava più della metà della popolazione mondiale, e la sua sede principale era a Bran, in Transilvania.
Era d'obbligo, per ogni buon Draculiano, fare visita a Bran almeno una volta nella vita come segno di rispetto per Vlad. Il Gran Sacerdote, capo spirituale del Draculianesimo, risiedeva nel castello della suddetta città, ed era una delle persone che nella nostra società aveva un potere fin troppo alto.
L'attuale Gran Sacerdote era di provenienza tedesca, un certo Joustin Razister. Covavo per lui un vero e profondo odio, a causa soprattutto delle sue idee giurassiche e fondamentaliste. Il Sacerdote era contrario ed ogni tipo di sangue artificiale ed a sentir lui, i Bloodmellow erano uno strumento dei cieli, adibiti a portarci alla miseria e alla perversione. Nonostante i fondamentalisti Draculiani rifiutassero di acquistare i Bloodmallow, il mercato di tale prodotto non aveva mai sentito la loro vera mancanza. Vi erano altri milioni di persone che giornalmente spendevano i loro averi nel prodotto che l'azienda di mio padre produceva.
Un altro motivo per il quale avevo iniziato a odiare Il Gran Sacerdote e tutti i Draculiani, erano i principi razzisti che la loro religione imponeva.
“Vlad vi ama tutti” era solito riferire il Sacerdote nelle sue conferenza. Si dimenticava sempre di aggiungere per che, una piccola parentesi all'amore infinito di Vlad era presente. Sarebbe stato più corretto dire: “Vlad vi ama tutti. A meno che siate di un'altra religione, abbiate avuto figli fuori dal matrimonio, abbiate avuto relazioni prematrimoniali, vi masturbiate o usiate profilattici.”
In realtà le cose non concesse dal Draculianesmo erano infinite, tanto che perfino ricordarle tutte sarebbe stato da pazzi, ma coloro che si credevano veri fedeli di questa religione si limitavano a non fare niente che contenesse la parola sessuale fino al matrimonio.
La nostra scuola non era però popolata da questi strambi individui, vi erano anche persone con le quali passare il tempo poteva essere considerato divertente.
Margareth mi aveva fatto conoscere molte delle sue amiche, la maggior parte delle quali erano terribilmente infatuate di Nunzio.
Anche Gervasio non era da meno, ed il suo sopracciglio era divenuto un simbolo di stile ed eleganza all'interno dei muri della nostra scolaresca.
Addolorata era qualcosa di fuori dal comune.
Quasi ogni ragazza cercava di imitare il sui stile, tentando inutilmente di prendere qualche chilo senza mai riuscirci. Era diventato ormai comune vedere ragazze che si dipingevano puntini bianchi sulla pelle per tentare di emulare Addolorata, ma questo non era possibile.
Il suo volto era unico, così come lo tutta la sua persona.
Avevo saputo che era solita rifiutare qualunque avance da parte dei ragazzi della scuola, e avvicinarla era impossibile.
Quel giorno la vidi in palestra, durante l'ora di educazioni fisica.
Osservarla in pantaloncini corti fu uno spettacolo che mi scombussolò terribilmente. Le sue gambe erano così ricolme e piene di un'amabile carne. Non come noi altre, i cui arti erano indignitosamente secchi secche levigati.
Osservando meglio, notai che vi era qualcosa di particolare in lei. O meglio,nei suoi arti inferiori. Da li, milioni di piccoli fili, molto simili a quelli che nunzio aveva nel fondoschiena, spuntavano qua e la, a volte più corti a volte più lunghi. Ma com'era possibile?
Il mio desiderio sarebbe stato di andare da lei ed iniziare a toccarla. Sentire il bellissimo strato di fili che la ricoprivano sotto la mia mano, ed accarezzare il suo volto, nella speranza che qualcuno di quei punti bianchi emettesse quell'incredibile sostanza sulla mia plebea mano.
Quando arrivò il momento di iniziare la partita di pallavolo, io mi trovavo esattamente dietro di lei.
Vedere le sue braccia sollevarsi e scoprire per qualche istante la sua schiena fu devastante per me, qualcosa a cui non ero preparata.
Quando saltava, tutto il suo corpo pareva seguire il suo movimento, che non si fervava nemmeno quando i suoi piedi avevano toccato terra.
E fu nell'esatto istante in cui si risollevò da terra dopo una caduta, che lo percepii.
Era accaduto lo stesso con Nunzio qualche giorno prima, quando aveva emanato quel paradisiaco gas dalle sue natiche, ma con addolorata era diverso.
L'aroma che ella emanava non aveva odore, ed in un certo senso mi pareva sbagliato addirittura definirlo “aroma”, ed in secondo luogo, era uscito dalla sua bocca.
Ne ero certa.
Per un attimo le sue magnifiche labbra si erano aperte ed avevano emesso una sorta di flusso d'aria, seguito da un appena percepibile rumore.
La conferma di tutto questo arrivò quando vidi Addolorata intenta a portare una delle sue mani davanti alla bocca, nel tentativo di nascondere il gesto appena compiuto.
Rimasi immobile ad osservarla.
<< Eh ragazza nuova, la palla!>> Urlò qualcuno, nel tentativo di avvertirmi.
Mi girai appena in tempo e, saltando, schiaccia su quest'ultima.
Purtroppo, il mio colpo fu talmente forte che la forma sferica si schiantò al suolo, lasciandovi un buco, e rimbalzò indietro finendo sui denti di Addolorata.
Chiesi scusa al professore, ma non lui capiva bene che un gioco del genere richiedesse qualche sacrificio, ed il buco nel pavimento era un classico.
Nessuno si curò di Addolorata. Parve solo strano che quel colpo l'avesse fatta cadere. Forse era stata la distrazione a farle perdere l'equilibrio. Non ne ero certa.
Quando la ragazza chiese di poter andare in bagno, pochi attimi dopo la seguii per accertarmi che stesse bene e per scusarmi con lei.
Certamente quel colpo era paragonabile ad una puntura di zanzara, ma era il gesto che poteva averla infastidita.
<< Addolorata, scusami, davvero, ma ero distratta.>>
La ragazza sollevò lo sguardo dal lavandino sorridendo << Non preoccuparti, sono cose che capitano.>>
Sorrisi a mia volta e feci per andarmene, mentre addolorata si sciacquava il viso.
Prima che mi voltassi totalmente, scorsi qualcosa di sconcertante.
Un liquido rosso pareva uscire dalla bocca di addolorata.
Era impossibile.
La ragazza, stava sputando sangue.

mercoledì 11 luglio 2012

Chapter 2 - Smell like teen spirit


Nei giorni che seguirono capii ancora meglio la città che da adesso ero stata costretta a chiamare casa.
Orentown era suddivisa in tre grandi clan, gruppi d'élite dei quali la maggior parte della popolazione faceva parte. Il primo di essi era chiamata “La Comunità” un insieme di fanatici religiosi che trascorrevano le loro giornate all'insegna della preghiera e dell'astinenza.
I loro figli crescevano come emarginati sociali, con al collo paletti di ogni genere e libri delle miracolose imprese di Vlad III.
La religione non era qualcosa che mi riguardava da vicino.
Avevo smesso di credere in Vlad quando ero ancora una bambina, e nessuno mi avrebbe mai convinto a pensarla diversamente.
Il secondo grande gruppo era chiamato “PA”, o meglio conosciuti come coloro che si occupavano della sicurezza della città. Il loro covo, da come mi avevano spiegato, non era altro che un luogo nel quale regnavano l'inerzia ed i pettegolezzi, mentre il terzo ed ultimo gruppo, i “Carnev” erano coloro che da buon pensanti borghesi quali si consideravano, trascorrevano la loro insignificante vita a dare giudizi sugli altri e si occupavano dell'intrattenimento della città, organizzando feste alle quali non presentarsi, corrispondeva ad un'alienazione sociale.
I Fottarelli non facevano parte di nessuna delle tre categoria sopra elencate, ed esserne messa al corrente mi fece tirare un sospiro di sollievo.
Sarebbe stato scioccante per me sapere che delle mirabili visioni come loro si mescolavano con la plebaglia di quel luogo.
Nunzio aveva perseguitato i miei sogni nelle prime notti trascorse ad Orentown.
Avevo sognato di poter essere sfiorata dalla sua conturbante e cerulea lingua. Avevo immaginato il suo corpo avvinghiato selvaggiamente al mio, le gocce di quella inebriante rugiada che cadevano dalle sue ascelle mi cospargevano, e le sue lebbra, le sue meravigliose e carnose labbra, ricoperte di uno spesso strato di chissà quale affascinante materia, mi riempivano di salmastri baci.
Lo desideravo.


Fu quella mattina, che quasi persi il totale controllo del mio corpo.
Era la prima volta che mi trovavo nella stessa classe di Nunzio, e l'emozione che provai nel trovarlo esattamente di fronte a me fu indescrivibile.
I suoi jeans erano così abbassati da lasciare intravedere perfettamente quello che andavano a coprire. Da quella fessura, milioni di fili simili al crine di un unicorno deliziavano la mia vista, mentre l'odore che quella celeste visione emanava era indescrivibile.
Era un odore così selvaggio e primitivo. Un odore che riusciva a scatenare tutti i miei sensi.
Nelle lezioni alle quali lui prendeva parte era davvero difficile concentrarsi.
La maggior parte degli sguardi femminili e non solo erano puntati verso la sua persona, in un atteggiamento di totale malizia.
I ragazzi, da come Margareth aveva avuto la premura di farmi notare, odiavano tutti i membri maschi della famiglia Fottarelli, dato che da quando questi ultimi avevano fatto la loro comparsa, il mercato delle ragazze aveva iniziato a vacillare terribilmente.
Ma come potevano non comprendere di non avere nessuna chance se comparati a due esemplari del genere.
Provai per un attimo a portare il mio sguardo verso Paul.
Prima dell'incontro con Nunzio, probabilmente avrei classificato Paul come “Decente” o addirittura “Carino” ma adesso era solamente una nullità ai miei occhi.
I suoi folti capelli castani mi ricordavano una ragnatela male tessuta, mentre la sua drasticamente cerea e diafana pelle era davvero un disgusto, se comparata alla riccamente decorata pelle di Nunzio.
Le braccia di Paul non emanavano altro che freddezza, ed i suoi orrendi e statuari muscoli erano uno scempio ai miei occhi. Toccarlo sarebbe stato un'oscenità, se messo a confronto con l'ormonale ed eccitante figura di Nunzio.
Fu in quell'esatto istante che credetti di avere delle allucinazioni, probabilmente causate dall'onirica visione del ragazzo che mi stava di fronte.
Era impossibile.
Non poteva essere vero, eppure il mio udito ed il mio olfatto non mi avevano mai tradita prima.
Era come se dal fondoschiena di Nunzio fosse fuoriuscita una strana vampata di qualche ignoto gas.
Provai a chiudere gli occhi nel tentativo di percepire meglio quello che mi circondava, ed in quell'esatto istante credetti davvero di essere arrivata in paradiso.
L'odore che Nunzio aveva emanato era la cosa più deliziosa e inebriante che avessi mai avuto l'onore di annusare.
Le mie narici erano in fibrillazione, come se danzassero nel percepire quell'incantevole aroma.
Ma cosa poteva mai essere? No, di certo mi stavo sbagliando, la mia percezione doveva sicuramente essere stata messa a dura prova.
Era stato solamente un bel sogno.
Ma quell'odore, quel magnifico odore non mi abbandonava, e fui anche certa di notare uno spostamento delle anche di Nunzio nel probabile tentativo di dare totale libertà all'uscita di quell'orgasmico tempore che dalle sue conturbanti natiche fuoriusciva.
C'era qualcosa di misterioso e strano in quel ragazzo.
Qualcosa che rendeva la sua figura ancor più degna di nota.


<< Oh scusami!>>
La aiutai a rialzarsi, afferrandole saldamente la mano, e deglutii.
Addolorata si era scontrata con me, e nell'esatto istante in cui i nostri corpi si erano toccati, una vampata di calore mi aveva percorso.
Il lieve strato di quel pregiato olio che cospargeva la sua persona adesso si trovava su di me, e con uno sforzo immane riuscii a non leccarmi le dite per assaporare meglio tale delizia.
<< Non preoccuparti.>> Dissi in tono tremante, messa in un'oscura soggezione dalla ragazza che mi stava di fronte.
Adesso riuscivo davvero ad osservare quella inumana creatura nella sua interezza.
Il suo voto era ancora più perfetto di quanto mi fosse parso il primo giorno.
I suo denti non cadevano nella solita monotonia del resto delle persone, ma seguivano un differente andamento, come se avessero vita propria.
Al lato del suo naso, un qualcosa di fortemente somigliante ad una perla marina, si faceva spazio, attirando l'attenzione di tutti coloro che avevano l'onore di rivolgerle la parole. Era così perfetta, ed emanava un senso di pura sensualità.
Desideravo toccarlo.
Un innaturale ma attraente grigiore caratterizzava il contorno superiore della sua bocca, mentre nell'udirla parlare non si poteva non rimanere esterrefatti.
La sua soave voce, penetrò ancora una volta le mie indegne orecchie.
<< Tu sei La ragazza nuova vero?>>
Deglutii muovendo il capo su e giù, senza avere il coraggio di aprire bocca. Ero come incantata dalla sua presenza, e le mie corde vocali non parevano voler collaborare. Accidenti.
<< Io sono Addolorata >> Disse porgendomi la mano << piacere.>>
Gliela afferrai ancora una volta, questa volta percependo ancora meglio quello strano calore che mi era parso di avvertire anche prima. Probabilmente doveva essere solo l'emozione.
Prima che potessi aprire bocca, Gervasio, suo fratello, si stava avvicinando.
<< Addolorata, sbrigati dobbiamo andarcene.>>
Le sue ossa, così perfettamente visibili a occhio nudo, lo rendevano carico di una impressionante sensualità che difficilmente era riscontrabile nel resto della popolazione.
Il suo perfetto sopracciglio pareva ogni giorno più folto e virile, mentre, come in quel momento ebbi la possibilità di notare, la sua schiena pareva formare una curva, tale da dargli un'aria ancor più particolare e fascinosa.
I miei pensieri non facevano altro che andare verso i Fottarelli.
Da quando li avevo visti, la mia vita era totalmente cambiata, e il mio senso della bellezza era completamente variato.
Ma continuavo a pensare che ci fosse qualcosa di diverso in loro, qualcosa di estremamente sbagliato, che però riusciva a conferirli quell'assurda ed innaturale bellezza.
Cosa poteva mai essere?
Non lo sapevo, ma prima o poi, l'avrei scoperto.

Chapter 1 - It all begins


Stavo camminando lentamente e con passi pesanti, trascinandomi senza vigore e con la totale assenza di attenzione verso quello che mi circondava, quando la vidi la prima volta, grazie al caso, certamente.
La mia vita aveva subito un brusco cambiamento dopo quello che era successo a mio padre, e lo stupro che quest'ultimo era stato costretto a ricevere passivamente lo aveva segnato psicologicamente, e sicuramente non lo avrebbe mai più abbandonato, per tutto il tempo che gli rimaneva da vivere. Trasferirsi in una nuova città era parsa l'unica soluzione degna di essere presa in considerazione, e si era rivelata una buona scusa per allontanarmi dalla mia vecchia vita, che da qualche tempo ad ora, aveva iniziato a vacillare terribilmente.
Secondo quello che avevo avuto modo di osservare, guardando i film che giornalmente mi venivano propinati dalla tv pubblica, giunta nella nuova scuola, l'attenzione del gruppo maschile si sarebbe dovuta monopolizzare su di me. Come non concentrarsi sulla nuova ragazza che tanto necessitava di un concreto e valido aiuto per raggiungere il corridoio est? Quale nobile cavaliere avrebbe portato i suoi libri, nell'effimera speranza di vedersi concesso in seguito un appena accennato sorriso dalle di lei labbra?
Le mie labili speranze furono lacerate con la stessa ferocia con la quale una gazzella viene addentata da un ghepardo, quando per la prima volta, i miei occhi si posarono sulla perfetta e onirica forma di colei che mai e poi mai mi sarei stancata di guardare.
Il corridoio era punteggiato da volti pallidi e troppo simili perchè potessero attirare la mia attenzione, ma lei era qualcosa di incredibilmente inumano.
Era intenta a sollevarsi da una rovinosa caduta, quando mi resi conto della grazie che aveva nel compiere qualsiasi movimento. Perfino il più piccolo spostamento di dita, compiuto da lei, pareva in totale armonia con il resto dell'universo.
Era una ragazza che aveva dell'incredibile.
I suoi capelli, forti come nailon, erano intrisi di un sensuale strato di bianca polvere che la rendeva degna del titolo di “Regina delle nevi”. Il suo poderoso volto era reso ancor più nobile da piccoli puntini bianchi, ormai sul punto di esplodere, per creare quello che, certamente, sarebbe stato uno spettacolo che niente avrebbe avuto da invidiare ad una pioggia di stelle cadenti.
Mi soffermai per alcuni interminabili istanti sul naso.
Quella parte del corpo che, oltre alla caccia, non mi era mai parso di alcun degno utilizzo, assunse una nuova prospettiva per me, nell'esatto istante in cui piccole palline verdi, fortemente rassomiglianti a gemme orientali, presero la via della fuga da quelle narici, all'interno delle quali, sarebbe stato un piacere per me, essere reclusa.
La ragazza venne aiutata da tutti coloro che in quel momento le erano vicino, e questo mi fece capire che non ero l'unica ad aver capito di quale rara bellezza essa fosse dotata.
Non potei fare a meno, una volta osservata nella sua interezza, di adocchiare le sue maestose forme che da sotto quella indegna t-shirt comparivano. Era come se tutto il suo corpo fosse formato da cuscini imperiali, che tentavano invano di darsi alla fuga, da entrambi i lati del suo essere.
Non feci in tempo a riprendere fiato, che il mio sguardo venne colpito da qualcosa di ancor più inverosimile.
Alle spalle della creature che già aveva cambiato prospettiva alla mia tormentata esistenza, vi era un giovane altrettanto attraente, quanto mascolino.
Era l'unico dei presenti che non era corso in aiuto della ragazza, ma anzi, aveva iniziato a ridere, come in preda ad una fuga di gas esilarante.
La sua pelle, opaca in certi punti e ricoperta di eleganti rigonfiamenti in altri, gli conferiva un'aria fiera ed onnipotente, mentre i denti che in quel momento metteva in mostra, parevano essere stati intrisi nell'oro colato, grazie al colore che li contraddistingueva.
Li, nell'esatto punto in cui i suoi arti superiori si congiungevano al busto, una suadente chiazza si faceva spazio, come se fosse stato bagnato dalle lacrime degli dei.
Per un istante, pensai che le mie gambe mi venissero meno.
Alle mie spalle due ragazze stavano sospirando sonoramente, mentre i loro occhi non parevano voler lasciare andare la maestosa forma del ragazzo che fino a qualche istante aveva insaporito la mia giornata.
<< Ogni giorno che lo guardo è sempre più bello.>> Disse una di loro, con il tono di chi sta per cedere ai suoi primordiali istinti.
La ragazza la suo fianco pareva altrettanto convinta.
Le sue fin troppo simmetriche labbra si arricciarono << Non è possibile che esista un essere così perfetto. Nunzio è sicuramente un dono della natura.>>
Nunzio.
Ripetei il suo nome nella mia mente, certa che mai e poi mai mi avrebbe abbandonata.
Quelle sei lettere che niente avevano di particolare, usate per appellare quella divina visione, assumevano una colossale importanza.
Nunzio.
Era mai possibile che perfino il suo nome riflettesse la rimarcata bellezza che il ragazzo mostrava?
Un nome che, se pronunciato, riusciva a riempire la bocca di un aroma gustoso e dissetante.


La città nella quale adesso risiedevo aveva l'improbabile nome di “Orentown”.
Era un anomalo compattato di abitazioni che si prolungavano lungo una valle, ai piedi di una possente montagna.
Casa nostra si trovava esattamente davanti al supermercato, a qualche passo dalla statua di Vlad III, figura che ornava tutte le cittadine del nostro paese, e che da un po' di tempo nemmeno tenevo in considerazione. La sua assidua presenza era diventata quasi insopportabile.
Nonostante l'enorme crisi economica che stava dilaniando la popolazione, mio padre era riuscito a trovare lavoro come contabile di un'azienda chiamata “Bloodmallow”, specializzata nella produzione di dolciumi per bambini, che aveva la sua sede principale ad Orentown.
Stranamente il settore dei dolciumi era stato l'unico a non essere colpito dal tremendo rialzo dei prezzi, e continuava quindi a vendere, riuscendo sempre più a fidelizzare i propri clienti.
Il nostro paese ne aveva viste davvero di tutti i colori.
Il primo dei fatti che aveva contribuito a renderci ridicoli agli occhi del mondo, era stato lo scoprire che il nostro premier, il venerato Orsusvino Bellici, era stato colto in flagrante mentre se la spassava con delle vamp della costa orientale, di appena centotrenta anni, una cosa innaturale per uno come lui, che aveva da poco superato il millennio.
Una volta dimessosi, il suo posto era stato preso da un governo provvisorio a capo del quale figurava un uomo chiamato Marìo Bjerge, un tale che aveva un talento per la demagogia, e ci aveva fatti fessi con le sue inutili e spropositate promesse.
L'unica cosa che era in realtà riuscito a portare a termine era un impressionante rialzo delle tasse, e non solo.
Il suo governo di professionisti, stava costringendo un gran numero di persone a darsi allo zero negativo, il che non era affatto cosa giusta, visto il sapore disgustoso che quest'ultimo aveva.
Tali argomenti furono affrontati da alcuni dei miei nuovi professori, che fortunatamente non mi imposero la ridicola tradizione del presentarsi davanti a tutti.
Non incontrai Nunzio in nessuna delle mie lezioni. Le classi nelle quali ero stata mandata erano ornate da cerei e statuari volti, che avevano nel tempo scatenato il mio disgusto.
I ragazzi di quella scuola non avevano niente di diverso da quelli che avevo sempre incontrato.
Erano alti quanto querce centenarie, e i loro occhi erano di un osceno color blu viagra.
I loro corpi non parevano conoscere la parola “Morbidezza” e toccarli era come sfiorare un pezzo d'amianto. Erano riprovevoli corpi inanimati, senza calore.
Per non parlare delle ragazze tra le quali figurava la mia persona.
La loro natiche erano riprovevolmente sode e turgide, così come anche il loro seno, talmente rotondeggiante da diventare obsoleto.
I loro volti erano bianchi e sterili, come se fossero degli automi.
Mi chiedevo quale cattiveria potessimo aver mai compiuto in passato per meritare una tale tortura.
Ma Nunzio non era come tutti gli altri.

Lui poteva vantare una morbidezza che avrebbe acceso le passioni di qualunque ragazza gli fosse capitata davanti.
Mentre la ragazza che avevo visto questa mattina, non aveva niente a che fare con noi altre comuni immortali.
Le sue braccia, a differenza delle nostre, potevano vantare dei meravigliosi e teneri puntini che le donavano un'aria ancor più elettrizzante.
Quando scuoteva velocemente queste ultime, le morbide carni che sotto esse riposavano, danzavano con una grazie inaudita e disarmante.
Ero certa di non aver mai visto niente di simile in tutta la mia esistenza.


Fu all'ora di pranzo che capii meglio chi fossero.
Ero riuscita ad attaccare bottone con una ragazza durante la lezione di matematica, la quale mi aveva invitata ad accomodarmi con lei durante l'ora di pranzo.
Ero riuscita a impossessarmi dell'ultima ciotola di polpette B negative, non esattamente le mie preferite, ma sempre meglio di uno zero.
Fu mentre mangiavo tranquillamente che li vidi arrivare.
Erano in tre, e con fatica riuscii a non rigurgitare il cibo che avevo in bocca quando li vidi assieme.
Lo spettacolo che ci stavano offrendo era indescrivibilmente magnifico.
<< Li hai notati eh?>> Domandò maliziosa Margareth, la ragazza sopracitata.
Annuii, senza poter staccare lo sguardo dai ragazzi.
<< Sono i Fottarelli. Nunzio, Gervasio e Addolorata.>>
Deglutii.
La ragazza che avevo visto questa mattina adesso aveva anche un nome.
Addolorata.
Com'era possibile che tali perfette figure potessero avere dei nomi altrettanto degni di loro?
Il ragazzo che capii chiamarsi Gervasio mi appariva nuovo, ma non aveva niente da invidiare ai sui fratelli.
Il suo volto, segnato da solchi simili a crateri lunari, accentuavano maggiormente le sue orecchie, simili ad angeliche ali. Le sue braccia erano così fini e serpentine, ma la cosa che più attirò la mia attenzione furono i fili dorati che formavano il suo perfetto e unico sopracciglio.
<< Niente male vero?>> sussurrò Margareth, in preda alla totale eccitazione.
Scossi la testa << Già. Niente male.>>