giovedì 12 luglio 2012

Chapter 3 - Spit it out


Il sole non era ancora sorto quando udii il suono del campanello penetrarmi selvaggiamente il sistema uditivo.
Ad Orentown, oltre ad essere terribilmente religiosi, le persone avevano l'ignobile idea di voler convertire tutti a quella che secondo loro era l'unica via di salvezza per poter trascorrere l'eternità tra gli inferi, dove il sangue scorreva a fiumi e dove Vlad ci stava attendendo calorosamente.
La loro fissazione raggiungeva livelli tali, che pur di convincerti delle loro idee, si arrogavano il diritto di presentarsi alla porta di casa tua con un opuscolo in mano, ed un sorriso sulle labbra.
<< La fine è vicina!>> Urlò un membro della comunità, quando aprii la porta.
Non so come, ma mi trattenni dello sputargli in bocca.
<< Preparati cara, la fine è vicina!>>
La persona che mi stava davanti era un uomo molto distinto, con un paio di enormi occhiali e dei capelli a spazzola. Le sue mani erano in continuo fermento, e non parevano volersi fermare mentre, con un tono da esaltato, citava i motivi per i quali mi sarei dovuta presentare ogni lunedì per celebrare il grande Vlad, nella chiesa della città.
I mie occhi non erano ancora in grado di mettere bene a fuoco quello che circondava, ma non mi parve il caso di sbattergli la porta in faccia, per mettere poi in dubbio il mestiere di sua madre.
Optai dunque per una più dignitosa via d'uscita. << Mi dispiace, mio padre non è in casa.>>
La storiella della povera orfanella aveva sempre funzionato.
Solitamente, quando ricevevo chiamate indesiderate da parte di ancor più irritanti individui che tentavano di convincermi che potevo avere un piano tariffario migliore, ero solita rispondere di essere sola in casa, per poi andare a riattaccare.
L'uomo davanti a me non parve per niente impressionato. Il diabetico sorriso che aveva si ampliò, mentre tentava di farsi spazio nella porta d'entrata.
<< Non c'è problema! Voi siete i Miles, vero? Benvenuti nella nostra piccola cittadina. Sono certo che vi troverete bene.>>
L'uomo aveva una voce che sfiorava l'insopportabile. Era come se ogni sua parole fosse stata studiata prima di presentarsi alla mia porta. Idiota.
<< Ne sono certa anche io>> Risposi prima di salutarlo con un cenno di capo, per poi tentare in vano di chiudere la porta. Ma la sua gamba era li, pronta a fermare qualunque mio tentativo di salvezza.
L'uomo si sistemò gli occhiali << Volevo avvertire te e tuo padre che le funzioni religiose si tengono ogni lunedì dalle nove e trenta fino alle dieci e trenta. Spero vivamente che sarete presenti.>>
Odiare quell'uomo mi risultò incredibilmente facile. Come mi sarebbe risultato facile odiare qualunque individuo avesse tentato di svegliarmi alle sette di mattina di un qualsiasi sabato. Ma la privacy era qualcosa che, avevo notato, non esisteva ad Orentown. Le persone erano di una curiosità quasi isterica, e quando volevano sapere qualcosa, loro riuscivano a scoprire tutto, a costo di inventarsela di proprio pugno.
A scuola avevo notato che i ragazzi le cui famiglie facevano parete della comunità erano più strani di quanto normalmente fosse concesso ad una scuola pubblica. Portavano al collo enormi paletti e si riunivano in giardino a cantare canzoni su Vlad e su quanto immensa la sua benevolenza fosse.
Nel nostro stato, la religione più diffusa era quella Draculiana, seguita a ruota dai Satanisti per arrivare poi ai piccoli ceppi quali i Dissanguatori e gli Squartatoriani.
La chiesa Draculiana contava più della metà della popolazione mondiale, e la sua sede principale era a Bran, in Transilvania.
Era d'obbligo, per ogni buon Draculiano, fare visita a Bran almeno una volta nella vita come segno di rispetto per Vlad. Il Gran Sacerdote, capo spirituale del Draculianesimo, risiedeva nel castello della suddetta città, ed era una delle persone che nella nostra società aveva un potere fin troppo alto.
L'attuale Gran Sacerdote era di provenienza tedesca, un certo Joustin Razister. Covavo per lui un vero e profondo odio, a causa soprattutto delle sue idee giurassiche e fondamentaliste. Il Sacerdote era contrario ed ogni tipo di sangue artificiale ed a sentir lui, i Bloodmellow erano uno strumento dei cieli, adibiti a portarci alla miseria e alla perversione. Nonostante i fondamentalisti Draculiani rifiutassero di acquistare i Bloodmallow, il mercato di tale prodotto non aveva mai sentito la loro vera mancanza. Vi erano altri milioni di persone che giornalmente spendevano i loro averi nel prodotto che l'azienda di mio padre produceva.
Un altro motivo per il quale avevo iniziato a odiare Il Gran Sacerdote e tutti i Draculiani, erano i principi razzisti che la loro religione imponeva.
“Vlad vi ama tutti” era solito riferire il Sacerdote nelle sue conferenza. Si dimenticava sempre di aggiungere per che, una piccola parentesi all'amore infinito di Vlad era presente. Sarebbe stato più corretto dire: “Vlad vi ama tutti. A meno che siate di un'altra religione, abbiate avuto figli fuori dal matrimonio, abbiate avuto relazioni prematrimoniali, vi masturbiate o usiate profilattici.”
In realtà le cose non concesse dal Draculianesmo erano infinite, tanto che perfino ricordarle tutte sarebbe stato da pazzi, ma coloro che si credevano veri fedeli di questa religione si limitavano a non fare niente che contenesse la parola sessuale fino al matrimonio.
La nostra scuola non era però popolata da questi strambi individui, vi erano anche persone con le quali passare il tempo poteva essere considerato divertente.
Margareth mi aveva fatto conoscere molte delle sue amiche, la maggior parte delle quali erano terribilmente infatuate di Nunzio.
Anche Gervasio non era da meno, ed il suo sopracciglio era divenuto un simbolo di stile ed eleganza all'interno dei muri della nostra scolaresca.
Addolorata era qualcosa di fuori dal comune.
Quasi ogni ragazza cercava di imitare il sui stile, tentando inutilmente di prendere qualche chilo senza mai riuscirci. Era diventato ormai comune vedere ragazze che si dipingevano puntini bianchi sulla pelle per tentare di emulare Addolorata, ma questo non era possibile.
Il suo volto era unico, così come lo tutta la sua persona.
Avevo saputo che era solita rifiutare qualunque avance da parte dei ragazzi della scuola, e avvicinarla era impossibile.
Quel giorno la vidi in palestra, durante l'ora di educazioni fisica.
Osservarla in pantaloncini corti fu uno spettacolo che mi scombussolò terribilmente. Le sue gambe erano così ricolme e piene di un'amabile carne. Non come noi altre, i cui arti erano indignitosamente secchi secche levigati.
Osservando meglio, notai che vi era qualcosa di particolare in lei. O meglio,nei suoi arti inferiori. Da li, milioni di piccoli fili, molto simili a quelli che nunzio aveva nel fondoschiena, spuntavano qua e la, a volte più corti a volte più lunghi. Ma com'era possibile?
Il mio desiderio sarebbe stato di andare da lei ed iniziare a toccarla. Sentire il bellissimo strato di fili che la ricoprivano sotto la mia mano, ed accarezzare il suo volto, nella speranza che qualcuno di quei punti bianchi emettesse quell'incredibile sostanza sulla mia plebea mano.
Quando arrivò il momento di iniziare la partita di pallavolo, io mi trovavo esattamente dietro di lei.
Vedere le sue braccia sollevarsi e scoprire per qualche istante la sua schiena fu devastante per me, qualcosa a cui non ero preparata.
Quando saltava, tutto il suo corpo pareva seguire il suo movimento, che non si fervava nemmeno quando i suoi piedi avevano toccato terra.
E fu nell'esatto istante in cui si risollevò da terra dopo una caduta, che lo percepii.
Era accaduto lo stesso con Nunzio qualche giorno prima, quando aveva emanato quel paradisiaco gas dalle sue natiche, ma con addolorata era diverso.
L'aroma che ella emanava non aveva odore, ed in un certo senso mi pareva sbagliato addirittura definirlo “aroma”, ed in secondo luogo, era uscito dalla sua bocca.
Ne ero certa.
Per un attimo le sue magnifiche labbra si erano aperte ed avevano emesso una sorta di flusso d'aria, seguito da un appena percepibile rumore.
La conferma di tutto questo arrivò quando vidi Addolorata intenta a portare una delle sue mani davanti alla bocca, nel tentativo di nascondere il gesto appena compiuto.
Rimasi immobile ad osservarla.
<< Eh ragazza nuova, la palla!>> Urlò qualcuno, nel tentativo di avvertirmi.
Mi girai appena in tempo e, saltando, schiaccia su quest'ultima.
Purtroppo, il mio colpo fu talmente forte che la forma sferica si schiantò al suolo, lasciandovi un buco, e rimbalzò indietro finendo sui denti di Addolorata.
Chiesi scusa al professore, ma non lui capiva bene che un gioco del genere richiedesse qualche sacrificio, ed il buco nel pavimento era un classico.
Nessuno si curò di Addolorata. Parve solo strano che quel colpo l'avesse fatta cadere. Forse era stata la distrazione a farle perdere l'equilibrio. Non ne ero certa.
Quando la ragazza chiese di poter andare in bagno, pochi attimi dopo la seguii per accertarmi che stesse bene e per scusarmi con lei.
Certamente quel colpo era paragonabile ad una puntura di zanzara, ma era il gesto che poteva averla infastidita.
<< Addolorata, scusami, davvero, ma ero distratta.>>
La ragazza sollevò lo sguardo dal lavandino sorridendo << Non preoccuparti, sono cose che capitano.>>
Sorrisi a mia volta e feci per andarmene, mentre addolorata si sciacquava il viso.
Prima che mi voltassi totalmente, scorsi qualcosa di sconcertante.
Un liquido rosso pareva uscire dalla bocca di addolorata.
Era impossibile.
La ragazza, stava sputando sangue.

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