giovedì 12 luglio 2012

Chapter 6 - Legalize it!


Quando mi lasciai andare sul letto le mie mani ancora tremavano.
Era come se ogni mia convinzione fosse stata brutalmente estirpata dalla mia mante. Non ero più certa di niente. Chi era Nunzio? O meglio, cosa era?
Queste domande continuavano imperterrite a rotearmi in testa senza che risposta soggiungesse.
Mi sollevai e sospirai. Forse era tutto un malinteso. Forse mi stavo sbagliando, ed erano state solamente una serie di sfortunate coincidenze.
Quasi mi venne da ridere nel pensare a quanto malamente riuscissi a mentire a me stessa.
No. C'era davvero qualcosa di sinistro e misterioso in quel ragazzo, ed ormai ero certa di sapere di cosa si trattasse. Perfino pronunciarlo nella mi mente mi terrorizzava.
Cosa dovevo fare? Mantenere il segreto? Ma quale segreto poi? Nonostante la moltitudine di prove che avevo raccolto la mia rimaneva solamente una supposizione, niente era certo.
Cercai di tranquillizzarmi pensando ad altro.
A breve la sagra del Bloodmallow avrebbe aperto i battenti, e l'intera Orentown continuava ad essere estremamente emozionata per tale avvenimento.
Le strade si ricoprivano di nullafacenti signore che ogni giorni si recavano nell'enorme stand all'interno del quale la ciclopica struttura formata dai Bloodmallow stava prendendo forma.
Le suddette massaie, affamate di pettegolezzi, stabilivano quello come punto d'incontro per poter iniziare a sparlare di tutti i poveri sfortunati che capitavano sotto i loro occhi, lanciando spudoratamente i loro insensati giudizi.
Oltre ad essere la patria indiscussa delle false dicerie, avevo scoperto che la popolazione di quel luogo aveva delle preferenze politiche che potevano essere ampiamente criticate.
Il nostro mondo politico poteva vantare un'ampia specie di personaggi con differenti idee.
Avevamo ladri, ex galeotti, persone che spendevano il nostro denaro per andare a spassarsela con donne dal dubbio mestiere, e poi vi era il personaggio per il quale la popolazione di Orentown patteggiava maggiormente.
Il suo nome era Ribusso Tombe, ed era il fondatore di un partito politico chiamato Setta Ovest.
Nonostante l'idiozia che quest'uomo aveva dimostrato nei suoi anni di presenza al nostro governo, vi era sempre la costante presenza di un ampio numero di persone pronte a dare il loro voto per veder realizzate le deliranti idee del Tombe.
Queste erano soprattutto idee pseudo razziste, che prevedevano la divisione in due parti del nostro paese.
Da grande intellettuale e colta persona quale Ribusso era, egli credeva che solamente la parte Ovest del nostro paese fosse degna di ricevere aiuti dallo stato, mentre la parte Est doveva staccarsi e diventare una nazione a parte, essendo essa più povera e bisognosa.
Egli era convinto che la popolazione risiedente nella parte Est dello stato rubasse il lavoro ai colti borghesi dell'ovest, e aveva quindi proposto una scissione.
Il nuovo stato, composto quindi solo dalla parte ovest, sarebbe stata appellata con il nome di Perugionia.
Difatti, gli slogan che contraddistinguevano la Setta Ovest erano spesso frasi del tipo “Perugionia Libera”. La cosa strana era che Ribusso, nonostante gli svariati insulti alla popolazione dell'est, avesse una moglie proveniente esattamente da quella zona del paese. Viva la coerenza.
Altra grande idea che caratterizzava la Setta, era il forte razzismo verso gli stranieri provenienti da altri paesi.
I settisti, ovvero coloro che seguivano le idee della setta, erano convinti che gli immigrati non avessero diritto di risiedere nel nostro stato, e vi era, secondo loro, l'immediata necessità di espellerli.
Questo però loro non lo chiamavano razzismo.
Certo che no. Quale sano di mente poteva credere che dei personaggi secessionisti e xenofobi potessero avere idee razziste? Ma nessuno certamente.
La cosa che riusciva a strappare una risata in tutta quella situazione era il figlio di Ribusso, conosciuto da tutti come Il Carpa.
Costui era un ragazzo dotato di un'ignoranza talmente ampia, da far risultare dilemmi machiavellici i puzzle a due pezzi.
Dopo essere stato bocciato tre volte all'esame di maturità, era (ancora non si sa come) riuscito a passare la quarta volta, andando in seguito ad acquistare una laurea in uno dei paesi dei quali criticava tanto gli abitanti. Tanto per ribadire la coerenza che regnava in quella famiglia.
Come sottolineato, la maggior parte della popolazione Orentowniana sosteneva apertamente le idee per nulla razziste ed ancor meno xenofobe del Tombe.
Secondo loro la sua politica ci avrebbe solamente aiutati ad uscire dalla tremenda crisi che aveva bombardato le nostre tasche.
Inutile era prolungarsi in discorsi politici con loro. Parlarne con un mulo da soma sarebbe stato molto più costruttivo, e certamente l'animale in questione avrebbe capito i suoi errori.
Ma Orentown aveva anche persone con una mentalità lievemente più aperta e critica rispetto al mondo. Peccato che questi ultimi tentassero di andarsene appena ne avevano la possibilità.
Come dar loro torto.
Non riuscii più andare avanti con questi falsi ragionamenti. Mi avvicinai al computer e scrissi le parole che tanto bravavano di essere da me digitate. Ma non comparve niente.
Tutte le informazioni visive sugli umani erano state eliminate, e gli unici dati rintracciabili erano fonti scritte.
Me ne andai, delusa.
Deglutii, sapendo di aver preso una decisione.
L'avrei fatto, senza che impedimento alcuno sopraggiungesse.
Adesso ne ero certa.



Le strade quella sera erano talmente ricolme di persone da rendere impossibile il completo movimento delle braccia. Pensai che un kalashnikov avrebbe di certo risolto il mio problema.
Paul mi stava facendo strada nel tentativo di condurmi assieme a lui e agli altri in un punto della città dal quale fosse possibile osservare in tranquillità lo spettacolo senza essere privati degli arti.
La Sagra quell'anno aveva davvero accolto un numero spropositato di persone provenienti da ogni angolo del Paese.
La prima cosa che allietò i nostri occhi, fu il passaggio di un enorme carro contenente tre bustine di Bloodmallow. Margareth mi spiegò che quelli in particolare erano stati realizzati con un concentrato di sangue differente dagli altri, e per questo il loro prezzo toccava limiti inimmaginabili.
La ragazza si premurò di informarmi che aveva chiesto a suo padre di tentare di ottenere uno di quei pacchetti che da molti venivano bramati. Si offrì anche di farmene assaggiare uno in caso li avesse ottenuti.
Era strano come l'affetto che Margareth aveva nei miei confronti pareva essere aumentato così tanto nel breve periodo che avevo trascorso ad Orentown. La cosa non mi dispiaceva di certo, mi incuriosiva semplicemente.
Il luogo al quale Paul si riferiva, dove sarebbe stato semplice ammirare lo spettacolo, si rivelò essere un enorme terrazza che dava sulla strada principale della città.
Prima che avessi il tempo di prendere posto alcuni dei ragazzi presenti tirarono fuori delle cartine anomalamente lunghe, assieme ad una bustina trasparente dall'ormai noto contenuto.
Il risultato fu una lunga e trasparente stecca contenente il materiale che ancora era considerato illegale dalle nostre parti.
Margareth fece un tiro per poi passarla a me. La afferrai portandomela tra le labbra e inspirai.
Il sapore dell'aglio pervase i miei polmoni più di una volta, dandomi un'incredibile sensazione di calma e tranquillità.
<< Non ti facevo una da aglio.>> Disse Paul, afferrando la canna e inspirando profondamente.
Non risposi, ma sorrisi flebilmente nella speranza che se ne accorgesse.
In realtà non ero solita fumare. Perfino le semplici sigarette non erano di mio gradimento, ma avevo deciso di provare nuove esperienze a causa del clima di penetrante monotonia nel quale adesso vivevo.
Nonostante il nostro stato considerasse l'aglio illegale, quest'ultimo era stato liberalizzato in molti altri Paesi nei quali adesso era possibile fumarlo senza il minimo problema.
Molte erano le discussioni che i nostri politici intraprendevano a riguardo, ma era sempre chiaro che la maggior parte di essi fosse contro la legalizzazione di tale prodotto.
La cosa mi interessava in minima parte, e lo stesso riguardava anche i mie coetanei. Trovare dell'aglio qui era tanto facile quanto in tutto il resto del mondo, e le possibilità di essere sorpresi a fumarlo erano minime. Non avevamo bisogno di vederlo legalizzato per usufruirne.
Lasciavamo i politici sbraitare come animali, la cosa non ci tangeva minimamente.
Quando l'enorme carro fatto di Bloodmallow ci passò davanti, a malapena ce ne accorgemmo.
Era una polifemica struttura raffigurante il castello di Bran.
Riferimenti religiosi a fiumi. A stento mi trattenni dal lanciarmi sulla costruzione per tentare di ridurla a brandelli. Ed il fatto che fossi per metà nel mondo degli elefanti rosa non aiutava di certo.
Ma fu solamente un particolare a fermare il mio istinto omicida.
Nunzio.
Camminava velocemente per tentare di allontanarsi dalla folla.
Prima ancora che il resto del gruppo avesse il tempo di aprir bocca mi affrettai a scendere le scale per raggiungerlo.
La miriade di turisti accorsi per vedere quel maledetto esempio di religiosità fatta di dolciumi non mi rese il compito facile, ma capii che Nunzio si stava avviando verso la foresta, lontano da tutto quel baccano.
L'effetto dell'aglio si stava facendo sempre più forte, ed malapena riuscivo a stare in piedi, ma la cosa non mi interessava. Volevo solamente parlare con Nunzio., e l'avrei fatto a costo di rimetterci le gambe.
Quando riuscii a raggiungerlo eravamo nel centro di una piccola radura, scarsamente illuminata dalla luce della luna. Il suo volto mi fece perfino un effetto peggiore di quello causatomi dall'aglio. I miei respiri si fecero irregolari e intensi. << Nunzio!>>
Si voltò rapidamente, sollevando la mano in segno di saluto. Con grande eccitazione potei notare che le chiazze situate solitamente sotto le sue braccia erano tutt'ora presenti.
<< Ciao. Che ci fai qui?>> Chiese, visibilmente incuriosito.
Mi guardai intorno ancora una volta << Potrei farti la stessa domanda.>>
Nunzio parve stupito << Stavo tornando a casa, e questa è una scorciatoia. Non ne potevo più di tutta quella folla urlante.>>
Come dargli torno. Sorrisi osservando le sue labbra che si arricciavano. Anche malamente illuminato, Nunzio, risultava meraviglioso ai miei occhi.
Presi fiato un'ultima volta, e mi feci seria << Devo parlarti.>>
Il ragazzo non parve per niente sorpreso, ma si avvicinò alla mia persona, come per tentare di prestare maggiore attenzione a quello che avevo da dire.
Nella mia mente, il discorso che avrei dovuto riportargli suonava perfetto e coinciso, mentre adesso non sapevo da dove iniziare. Presi fiato un'ultima volta.
<< C'è qualcosa di strano in te, Nunzio, e non puoi negarlo>> Abbassai gli occhi, imbarazzata da quella che poteva essere la sua reazione << le tue natiche emanano uno strano e paradisiaco gas.
Le tue ascelle sono costantemente segnate da una meravigliosa rugiada. Ho visto Addolorata sputare sangue. Sangue! E infine sono certa di averti adocchiato mentre mangiavi...del prosciutto cotto.>>
Deglutii senza avere il coraggio di sollevare gli occhi << Io lo so cosa sei.>> Ancora una volta presi un enorme respiro << Tu sei un essere umano.>>
Solo allora mi resi conto di quanto veritiere fossero le mie parole.
Solo in quel momento mi accorsi di essere davvero convinta di quello che avevo appena rivelato.
Nunzio mi guardò per un intenso, interminabile istante.
<< Ovviamente.>> Rispose.
Mi sentii crollare le ginocchia.
Li, seduta tra i rami spezzati di quel bosco, Nunzio mi aveva appena rivelato di essere una creatura creduta estinta. E lo aveva fatto con una noncuranza estrema.
<< Perchè, cosa dovrei essere?>> Aggiunse qualche istante dopo.
Mi sollevai in piedi << Nunzio ma che stai dicendo? Ti prendi anche gioco di me? Dopotutto non mi stupisce, sei riuscito a prenderti gioco di un'intera città di vampiri per tutto questo tempo!>>
Il ragazzo parve sconcertato, come se le mie parole non avessero senso per lui.
<< Città di vampiri? Lace ma sei certa di star bene, non è che ti sei calata qualcosa vero?>>
Sbuffai << Nunzio smettila! Hai appena ammesso di essere un umano, hai idea di come mi senta!>>
Nunzio si avvicinò << Credo che qualcuno ti abbia drogata, o chissà. Stai delirando, te ne rendi conto? Perchè dovrebbe stupirti il fatto che io sia un umano? Anche tu lo sei, se è per questo.>>
Lo guardai torvo << Certo che no. Io sono un normale vampiro, cosa ti fa pensare che possa essere una di voi?>>
Il ragazzo parve davvero stanco di sentirmi parlare << Davvero divertente, adesso mostrami i tuoi affilatissimi denti e preghiamo insieme il signore oscuro. Smettila di fare la bambina Lace.>>
<< Anche tu credi in Vlad allora?>> Dissi in tono incerto << e per quanto riguarda i miei denti, se volevi che te li mostrassi bastava chiedere.>>
Prima che Nunzio avesse il tempo di fare qualsiasi movimento spalancai la bocca, facendo allungare i canini dei quali tanto andavo fiera. Anni di continui lavaggi e filo interdentale si dimostravano utili una volta tanto.
L'aria annoiata di Nunzio scomparve. La sua bocca si spalanco tanto quanto la mia, ma nessuna zanna parve spuntare da essa. Era solo stupore.
Il ragazzo tentò di dire qualcosa ma stava tremando come una foglia strappata via da un uragano.
Le sue mani mi indicavano incredulo, e prima che avessi il tempo di ritirare i mie denti, scappò in preda al terrore, urlando e piangendo.

Nessun commento:

Posta un commento