giovedì 12 luglio 2012

Chapter 5 - Ham is my whore


Ancora ignoto mi era il perchè stessi facendo una cosa del genere, ma i miei quesiti necessitavano di risposte immediate, e sarei scesa a patti con chiunque pur di ottenerle.
Le strade di Orentown erano completamente deserte quando mi vidi costretta ad attraversarle.
I membri della PA, ai quali per motivi del tutto ignoti era affidata la nostra sicurezza, stavano scalpitando e urlando davanti alla loro sede, senza prestare la minima attenzione a quello che li circondava.
Da quanto avevo avuto modo di intuire, se un pazzo omicida si fosse denudato in mezzo al centro cittadino minacciano di farsi esplodere, loro avrebbero probabilmente iniziato a scattargli delle foto, per poi chiedergli l'autografo.
In mano a quelle persone non avrei messo una palla di gommapiuma, figuriamoci la mia vita.
A Breve, tra le strade della mia nuova e da me contemplata cittadina, si sarebbe svolto la sagra del Bloodmallow, un evento che rappresentava il clou delle iniziative cittadine e del turismo per quel luogo.
Le maggiori aziende di tale prodotto si sarebbero unite per costruire un monumento fatto completamente di Bloodmallow. Monumento che variava annualmente, e che portava all'estasi totale tutti coloro che avevano la fortuna di intravederlo.
Anche prima del mio trasferimento qui avevo sentito parlare di tale evento, visto che aveva una portata quasi mondiale, ma non vi avevo ami assistito dal vivo.
Il mio interesse rimaneva comunque molto limitato. Vedere migliaia di persone intente a urlare come giumente gravide il giorno del parto non faceva ancora parte dei miei sogni erotici nascosti, e credo che non ne avrebbe fatto parte ancora per un bel po' di tempo. Ma tutta la città attendeva con una tale ansia quel momento, che mi sarei sentita davvero troppo crudele a non prestare loro attenzione quando ne parlavano.
Il vecchio trucco del sorridi ed annuisci era efficace come non mai in questi casi.
La maggior parte della popolazione Orentowniana, quella sera, era quindi indaffarata con i preparativi del grande evento, lasciandomi fortunatamente libera di recarmi nel luogo da me desiderato senza che nessuno potesse vedermi.
Il sole era calato da un pezzo quando giunsi davanti alle scale della chiesa.
Entrai, tentando comunque di mantenere un basso profilo.
Le scale da scendere per avere accesso alla vera entrata della casa di Vlad erano parecchie, ed una volta terminate mi trovai davanti ad una porta di legno che negli anni aveva assunto un aspetto monotono.
La chiesa di questa città non aveva niente di differente da quella che frequentavo da piccola.
Le due microscopiche fessure che con un'enorme sforzo di fantasia venivano appellate a finestre erano delle medesime dimensioni, mentre le candele al centro della stanza erano costantemente accese, per garantire un minimo di luce anche nelle ore più buie.
Le sedie che circondavano l'enorme pentacolo dipinto al centro erano di un color verde muschio, mentre il soffitto era impregnato di schizzi rossastri.
Notando la piccola coppa di sangue che affiancava la porta, vi ci intrisi le dita per poi farmi il segno della croce. Nel toccarmi la fronte, sentii come un brivido. Tanto buon sangue sprecato. Che inutile modo di utilizzare il cibo.
Milioni di persone senza niente da bere nel mondo, e come utilizziamo le nostre scorte di sangue?
Versandocele addosso come sgualdrine prima di uno streap tease.
Mi pentii troppo tardi del danno fatto, dato che gocce dal un purpureo colore mi scivolavano ormai lentamente sul viso. Decisi che sarebbe stata l'ultima volta.
Mi avvicinai alla porta del sacerdote, bussando lentamente ed attendendo una risposta. Niente.
Bissai una seconda, terza quarta volta, ma nulla accadde.
Solo mentre me ne stavo andando la figura di un uomo con un'enorme paio di baffi comparve alle mie spalle, facendomi sussultare.
<< Salve >> Dissi educatamente << Lei è il sacerdote?>>
L'uomo annuì, facendo qualche passo indietro, ed invitandomi a prendere posto in una delle sedie vuote. Obbedii.
I suoi occhi trasmettevano un cauto ottimismo, come se non avesse aspettato altro che la mia visita. Appena aprì bocca, capii di cosa si trattava.
<< Finalmente ha deciso di unirsi alla nostra comunità, signorina Miles >> Esultò l'uomo << sono certa che si troverà benissimo.>>
Chiaramente aveva frainteso << Ne sono certa anch'io, sta di fatto che non sono qui per questo.>>
I suoi occhi divennero due fessure.
Ero certa che da questo sarebbe dipeso quello che i membri della comunità avrebbero pensato di me e di mio padre. Se mi fossi unito a loro, allora la mia anima, assieme alla mia purezza, si sarebbero salvate. Al contrario, la condanna eterna sarebbe stata la mia più che meritata punizione.
<< Allora mi dica, cosa posso fare per lei?>>
L'uomo adesso non aveva più il tono gentile e comprensivo di prima. Pazienza, mene sarei fatta una ragione.
<< Ecco, volevo chiederle delle informazioni.>> Borbottai.
Il Sacerdote si fece ancora più serio << Vada avanti.>>
<< Riguardo gli umani.>>
Ero certo che non fosse cosa comune recarsi da un qualunque sacerdote per tentare di estrapolargli informazioni su una razza estinta, ma tutto sommato il suo sguardo non parve così sorpreso quanto credevo sarebbe stato.
Prese a camminare su e giù con aria meditabonda << E cosa ti interessa sapere, esattamente?>>
La scuola mi parve una scusa più che accettabile per giustificare la mia sete di curiosità. Gli chiesi quali fossero le posizioni che la chiesa Draculiana aveva assunto verso gli umani, prima che essi si estinguessero.
Il sacerdote si sedette di fronte a me << Devi certamente essere a conoscenza di come i vampiri riuscirono a prevalere sugli umani. Bene. Inizialmente la nostra chiesa non era numerosa come lo è al giorno d'oggi. Eravamo costretti a vivere in piccoli gruppi, se ci avessero scoperto, nonostante la nostra forza, avevano il vantaggio della luce del giorno, sarebbe stato troppo difficile per noi confrontarci con loro.
<< Quando Eric Jonassen fece la sua scoperta tutto si capovolse, e i vampiri passarono lentamente al comando. Fu una strage. In quel periodo il sangue scorreva a fiumi e gli umani tentarono in vano di scappare e nascondersi. Per quanto riguarda la nostra posizione, sappi che la chiesa Draculiana è sempre stata contro il nutrirsi di sangue umano.>>
Annuii.
In realtà sapevo di questo particolare, ma non avevo altro a cui aggrapparmi.
Ero alla disperata ricerca di più informazioni possibili, e i Sacerdoti erano coloro che più conoscevano gli esseri umani, avendo combattuto così duramente per vietarne il consumo.
Questa era l'unica cosa che ritenevo essere positiva nelle credenze Draculiana.
Quello che i vampiri avevano fatto agli umani era imperdonabile e contro ogni buonsenso. Com'era stato possibile che un massacro del genere si fosse compiuto, oltre che sotto lo sguardo, anche con l'aiuto, di tutti.
Non capivo. << Il Gran Sacerdote di quel periodo provò a fare qualcosa, contro il consumo del sangue umano?>>
L'uomo annuì, visibilmente rattristato << Certamente, tutti noi Draculiamo provammo a fare qualcosa. Devi capire che gli umani erano una razza squallida e vile. Perfino parlare con loro era da considerarsi un atto ignobile, figuriamoci bere il loro sporco sangue. Il Gran sacerdote provò a far tornare il lume della ragione all'intera popolazione, e per un brevissimo periodo di tempo ci riuscì. Decidemmo che la soluzione migliore era bruciare tutti i sopravvissuti, in modo che di loro non rimanesse la minima traccia. Quegli sporchi esseri avevano infangato questa terra una volta ricca e florida, le loro carcasse non erano degne di riposare sotto di essa. Ma il loro sangue continuava a far gola a molti, così vennero messi in vendita e costretti a riprodursi per generare altri sporchi umani. Che Vlad punisca chi ebbe quella sciagurata idea!>>
Cercai di fare mente locale, ancora stordita da quelle parole.
Quello che fino a pochi secondi fa avevo creduto l'unico punto positivo della fede Draculiana, si era appena rivelato essere un'imperdonabile atto dettato dalla più ripugnante follia.
L'unico motivo per il quale non volevano nutrirsi degli umani, non era la pietà, ma l'odio.
Li odiavano così tanto da non considerarli nemmeno degno di poter sfamare le loro lingue. Non ero certa di come questo fosse possibile, ma il disprezzo che avevo per quell'essere e per tutta la sua
fede raggiungeva livelli inverosimili.
Bruciare delle persone perchè ritenute inferiori.
Costringerle a vivere in gabbie e venderle come oggetti.
Di quale popolazione folle ero costretta a far parte?



<< Sei strana oggi.>> Disse Paul, mentre a stento ingurgitava l'ultima polpetta rimasta sul suo piatto.
Non ero strana. Tentavo solo di reprimere la rabbia.
A quanto pareva quasi nessuno dei miei compagni aveva visto la foto che Lukas Jonassen aveva mostrato al pubblico qualche sera prima. In un certo senso, la cosa mi fece sentire sollevata.
Paul non smetteva di giocherellare con con il cibo rimastogli, il che non aiutava il mio umore a migliorare.
Nonostante fosse di buona compagnia a volte sembrava mettercela tutta per vedere la parte peggiore di me. Ero certa che se un giorno ci fosse riuscito, non gli sarebbe piaciuto per niente.
<< Paul, tu cosa sai degli umani?>> Chiesi togliendogli la forchetta di mano.
Lui fece spallucce << A parte che sono estinti? Niente di particolarmente interessante in realtà, solo la solita minestra che trovi sui libri. Eric Jonassen, sterminio di massa, buon sangue.>>
Annuii. Era chiaro che non ne sapeva più di me.
Paul inarcò le sopracciglia << Non ti pare disgustoso che mangiassero la carne degli animali? Voglio dire, la carne!>>
Annuii nuovamente. Ormai non avevo la forza di fare altro.
Poi, li vidi.
Si dirigevano lentamente verso uno degli unici tavoli rimasti liberi, con l'eleganza che solo loro possedevano. Gervasio li precedeva, sorridendo e mostrando il suo sopracciglio, ormai diventato un simbolo all'interno della scuola.
Quando vidi nunzio non potei fare a meno di toccarmi le labbra. Le chiazze che solitamente si presentavano solamente sotto le sue ascelle, stavolta non erano sole. Una terza chiazza, ancora più grande, ancora più umida, si faceva spazio nella sua schiena. Mi ricordai della foto che avevo visto qualche sera prima. In confronto a quelle di Nunzio, le chiazze del ragazzo mostrato da Lukan Jonassen erano impercettibili, però c'erano.
In quel momento mi scordai di tutto quello che mi circondava, c'era solo Nunzio. Lui, e nient'altro.
Fremevo dalla voglia di poter infilare la mia mano sotto la sua maglietta. Volevo poter toccare quel corpo dalle perfette proporzioni. Desideravo essere pervasa dall'umido torpore che lo circondava.
Quando si sedette, la maglietta gli scoprì una piccola parte della schiena, rendendomi impossibile il poter spostare gli occhi da lui.
I figli che da li dietro comparivano erano ogni giorno più aggrovigliati e folti, e parevano occupare una superficie sempre più ampia.
I fottarelli finirono il loro pranzo sotto il mio sguardo vigile.
La prima ad andarsene fu Addolorata, mente Nunzio, ancora non pareva intenzionato ad abbandonare la tavola. Estrasse altri due panini, e quando stava per dare l'ultimo morso ad uno di questi, quello che conteneva cadde, costringendo nunzio ad accasciarsi al suolo per raccoglierlo.
Quello che dal panino era fuoriuscito aveva un strano colorito rosato, con delle piccole venature bianche.
Provare a riconoscerne l'odore fu un'impresa erculea. La presenza di tutti quei cibi differenti non mi permise di focalizzarmi su quel preciso punto prima che Nunzio lo trangugiasse, leccandosi in seguito le dita.
Vedendolo mi sentii di nuovo fremente di desideri poco puri e per niente casti.
Per disgrazia, o fortunatamente, nelle lezioni successive non lo vidi. Passai l'intero pomeriggio nella sala computer, e fu li che un'intuizione balzò nella mia testa.
Le mani iniziarono tremarmi, e sentivo il rumore dei denti sbattere gli uni contro gli altri.
Tentai in vano di trovare l'alimento che Nunzio stava mangiando a pranzo tra i cibi che i vampiri consumavano comunemente.
Poi, con lo stomaco stretto e le dita che si rifiutavano di battere sulla tastiera, digitai le parole che posero fine ai miei dubbi, e dettero inizio alle mie certezze: “Carne animale”.
Non ci volle molto prima di trovare una copia esatta del pasto di Nunzio. Colore rosato, venature bianche.
Prosciutto cotto.
Questo era il suo nome.  

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