Ancora ignoto mi era il perchè stessi
facendo una cosa del genere, ma i miei quesiti necessitavano di
risposte immediate, e sarei scesa a patti con chiunque pur di
ottenerle.
Le strade di Orentown erano completamente deserte quando mi vidi costretta ad attraversarle.
I membri della PA, ai quali per motivi del tutto ignoti era affidata la nostra sicurezza, stavano scalpitando e urlando davanti alla loro sede, senza prestare la minima attenzione a quello che li circondava.
Da quanto avevo avuto modo di intuire, se un pazzo omicida si fosse denudato in mezzo al centro cittadino minacciano di farsi esplodere, loro avrebbero probabilmente iniziato a scattargli delle foto, per poi chiedergli l'autografo.
In mano a quelle persone non avrei messo una palla di gommapiuma, figuriamoci la mia vita.
Le strade di Orentown erano completamente deserte quando mi vidi costretta ad attraversarle.
I membri della PA, ai quali per motivi del tutto ignoti era affidata la nostra sicurezza, stavano scalpitando e urlando davanti alla loro sede, senza prestare la minima attenzione a quello che li circondava.
Da quanto avevo avuto modo di intuire, se un pazzo omicida si fosse denudato in mezzo al centro cittadino minacciano di farsi esplodere, loro avrebbero probabilmente iniziato a scattargli delle foto, per poi chiedergli l'autografo.
In mano a quelle persone non avrei messo una palla di gommapiuma, figuriamoci la mia vita.
A Breve, tra le strade della mia nuova
e da me contemplata cittadina, si sarebbe svolto la sagra del
Bloodmallow, un evento che rappresentava il clou delle iniziative
cittadine e del turismo per quel luogo.
Le maggiori aziende di tale prodotto si sarebbero unite per costruire un monumento fatto completamente di Bloodmallow. Monumento che variava annualmente, e che portava all'estasi totale tutti coloro che avevano la fortuna di intravederlo.
Le maggiori aziende di tale prodotto si sarebbero unite per costruire un monumento fatto completamente di Bloodmallow. Monumento che variava annualmente, e che portava all'estasi totale tutti coloro che avevano la fortuna di intravederlo.
Anche prima del mio trasferimento qui
avevo sentito parlare di tale evento, visto che aveva una portata
quasi mondiale, ma non vi avevo ami assistito dal vivo.
Il mio interesse rimaneva comunque
molto limitato. Vedere migliaia di persone intente a urlare come
giumente gravide il giorno del parto non faceva ancora parte dei miei
sogni erotici nascosti, e credo che non ne avrebbe fatto parte ancora
per un bel po' di tempo. Ma tutta la città attendeva con una tale
ansia quel momento, che mi sarei sentita davvero troppo crudele a non
prestare loro attenzione quando ne parlavano.
Il vecchio trucco del sorridi ed
annuisci era efficace come non mai in questi casi.
La maggior parte della popolazione
Orentowniana, quella sera, era quindi indaffarata con i preparativi
del grande evento, lasciandomi fortunatamente libera di recarmi nel
luogo da me desiderato senza che nessuno potesse vedermi.
Il sole era calato da un pezzo quando
giunsi davanti alle scale della chiesa.
Entrai, tentando comunque di mantenere
un basso profilo.
Le scale da scendere per avere accesso
alla vera entrata della casa di Vlad erano parecchie, ed una volta
terminate mi trovai davanti ad una porta di legno che negli anni
aveva assunto un aspetto monotono.
La chiesa di questa città non aveva
niente di differente da quella che frequentavo da piccola.
Le due microscopiche fessure che con
un'enorme sforzo di fantasia venivano appellate a finestre erano
delle medesime dimensioni, mentre le candele al centro della stanza
erano costantemente accese, per garantire un minimo di luce anche
nelle ore più buie.
Le sedie che circondavano l'enorme
pentacolo dipinto al centro erano di un color verde muschio, mentre
il soffitto era impregnato di schizzi rossastri.
Notando la piccola coppa di sangue che
affiancava la porta, vi ci intrisi le dita per poi farmi il segno
della croce. Nel toccarmi la fronte, sentii come un brivido. Tanto
buon sangue sprecato. Che inutile modo di utilizzare il cibo.
Milioni di persone senza niente da bere
nel mondo, e come utilizziamo le nostre scorte di sangue?
Versandocele addosso come sgualdrine
prima di uno streap tease.
Mi pentii troppo tardi del danno fatto, dato che gocce dal un purpureo colore mi scivolavano ormai lentamente sul viso. Decisi che sarebbe stata l'ultima volta.
Mi pentii troppo tardi del danno fatto, dato che gocce dal un purpureo colore mi scivolavano ormai lentamente sul viso. Decisi che sarebbe stata l'ultima volta.
Mi avvicinai alla porta del sacerdote,
bussando lentamente ed attendendo una risposta. Niente.
Bissai una seconda, terza quarta volta,
ma nulla accadde.
Solo mentre me ne stavo andando la
figura di un uomo con un'enorme paio di baffi comparve alle mie
spalle, facendomi sussultare.
<< Salve >> Dissi
educatamente << Lei è il sacerdote?>>
L'uomo annuì, facendo qualche passo
indietro, ed invitandomi a prendere posto in una delle sedie vuote.
Obbedii.
I suoi occhi trasmettevano un cauto
ottimismo, come se non avesse aspettato altro che la mia visita.
Appena aprì bocca, capii di cosa si trattava.
<< Finalmente ha deciso di unirsi
alla nostra comunità, signorina Miles >> Esultò l'uomo <<
sono certa che si troverà benissimo.>>
Chiaramente aveva frainteso << Ne
sono certa anch'io, sta di fatto che non sono qui per questo.>>
I suoi occhi divennero due fessure.
Ero certa che da questo sarebbe dipeso
quello che i membri della comunità avrebbero pensato di me e di mio
padre. Se mi fossi unito a loro, allora la mia anima, assieme alla
mia purezza, si sarebbero salvate. Al contrario, la condanna eterna
sarebbe stata la mia più che meritata punizione.
<< Allora mi dica, cosa posso
fare per lei?>>
L'uomo adesso non aveva più il tono
gentile e comprensivo di prima. Pazienza, mene sarei fatta una
ragione.
<< Ecco, volevo chiederle delle
informazioni.>> Borbottai.
Il Sacerdote si fece ancora più serio
<< Vada avanti.>>
<< Riguardo gli umani.>>
Ero certo che non fosse cosa comune
recarsi da un qualunque sacerdote per tentare di estrapolargli
informazioni su una razza estinta, ma tutto sommato il suo sguardo
non parve così sorpreso quanto credevo sarebbe stato.
Prese a camminare su e giù con aria
meditabonda << E cosa ti interessa sapere, esattamente?>>
La scuola mi parve una scusa più che
accettabile per giustificare la mia sete di curiosità. Gli chiesi
quali fossero le posizioni che la chiesa Draculiana aveva assunto
verso gli umani, prima che essi si estinguessero.
Il sacerdote si sedette di fronte a me
<< Devi certamente essere a conoscenza di come i vampiri
riuscirono a prevalere sugli umani. Bene. Inizialmente la nostra
chiesa non era numerosa come lo è al giorno d'oggi. Eravamo
costretti a vivere in piccoli gruppi, se ci avessero scoperto,
nonostante la nostra forza, avevano il vantaggio della luce del
giorno, sarebbe stato troppo difficile per noi confrontarci con loro.
<< Quando Eric Jonassen fece la
sua scoperta tutto si capovolse, e i vampiri passarono lentamente al
comando. Fu una strage. In quel periodo il sangue scorreva a fiumi e
gli umani tentarono in vano di scappare e nascondersi. Per quanto
riguarda la nostra posizione, sappi che la chiesa Draculiana è
sempre stata contro il nutrirsi di sangue umano.>>
Annuii.
In realtà sapevo di questo
particolare, ma non avevo altro a cui aggrapparmi.
Ero alla disperata ricerca di più informazioni possibili, e i Sacerdoti erano coloro che più conoscevano gli esseri umani, avendo combattuto così duramente per vietarne il consumo.
Ero alla disperata ricerca di più informazioni possibili, e i Sacerdoti erano coloro che più conoscevano gli esseri umani, avendo combattuto così duramente per vietarne il consumo.
Questa era l'unica cosa che ritenevo
essere positiva nelle credenze Draculiana.
Quello che i vampiri avevano fatto agli
umani era imperdonabile e contro ogni buonsenso. Com'era stato
possibile che un massacro del genere si fosse compiuto, oltre che
sotto lo sguardo, anche con l'aiuto, di tutti.
Non capivo. << Il Gran Sacerdote di quel periodo provò a fare qualcosa, contro il consumo del sangue umano?>>
Non capivo. << Il Gran Sacerdote di quel periodo provò a fare qualcosa, contro il consumo del sangue umano?>>
L'uomo annuì, visibilmente rattristato
<< Certamente, tutti noi Draculiamo provammo a fare qualcosa.
Devi capire che gli umani erano una razza squallida e vile. Perfino
parlare con loro era da considerarsi un atto ignobile, figuriamoci
bere il loro sporco sangue. Il Gran sacerdote provò a far tornare il
lume della ragione all'intera popolazione, e per un brevissimo
periodo di tempo ci riuscì. Decidemmo che la soluzione migliore era
bruciare tutti i sopravvissuti, in modo che di loro non rimanesse la
minima traccia. Quegli sporchi esseri avevano infangato questa terra
una volta ricca e florida, le loro carcasse non erano degne di
riposare sotto di essa. Ma il loro sangue continuava a far gola a
molti, così vennero messi in vendita e costretti a riprodursi per
generare altri sporchi umani. Che Vlad punisca chi ebbe quella
sciagurata idea!>>
Cercai di fare mente locale, ancora
stordita da quelle parole.
Quello che fino a pochi secondi fa
avevo creduto l'unico punto positivo della fede Draculiana, si era
appena rivelato essere un'imperdonabile atto dettato dalla più
ripugnante follia.
L'unico motivo per il quale non
volevano nutrirsi degli umani, non era la pietà, ma l'odio.
Li odiavano così tanto da non considerarli nemmeno degno di poter sfamare le loro lingue. Non ero certa di come questo fosse possibile, ma il disprezzo che avevo per quell'essere e per tutta la sua
Li odiavano così tanto da non considerarli nemmeno degno di poter sfamare le loro lingue. Non ero certa di come questo fosse possibile, ma il disprezzo che avevo per quell'essere e per tutta la sua
fede raggiungeva livelli inverosimili.
Bruciare delle persone perchè ritenute
inferiori.
Costringerle a vivere in gabbie e
venderle come oggetti.
Di quale popolazione folle ero
costretta a far parte?
<< Sei strana oggi.>> Disse
Paul, mentre a stento ingurgitava l'ultima polpetta rimasta sul suo
piatto.
Non ero strana. Tentavo solo di
reprimere la rabbia.
A quanto pareva quasi nessuno dei miei
compagni aveva visto la foto che Lukas Jonassen aveva mostrato al
pubblico qualche sera prima. In un certo senso, la cosa mi fece
sentire sollevata.
Paul non smetteva di giocherellare con
con il cibo rimastogli, il che non aiutava il mio umore a migliorare.
Nonostante fosse di buona compagnia a
volte sembrava mettercela tutta per vedere la parte peggiore di me.
Ero certa che se un giorno ci fosse riuscito, non gli sarebbe
piaciuto per niente.
<< Paul, tu cosa sai degli
umani?>> Chiesi togliendogli la forchetta di mano.
Lui fece spallucce << A parte che
sono estinti? Niente di particolarmente interessante in realtà, solo
la solita minestra che trovi sui libri. Eric Jonassen, sterminio di
massa, buon sangue.>>
Annuii. Era chiaro che non ne sapeva
più di me.
Paul inarcò le sopracciglia <<
Non ti pare disgustoso che mangiassero la carne degli animali? Voglio
dire, la carne!>>
Annuii nuovamente. Ormai non avevo la
forza di fare altro.
Poi, li vidi.
Si dirigevano lentamente verso uno
degli unici tavoli rimasti liberi, con l'eleganza che solo loro
possedevano. Gervasio li precedeva, sorridendo e mostrando il suo
sopracciglio, ormai diventato un simbolo all'interno della scuola.
Quando vidi nunzio non potei fare a
meno di toccarmi le labbra. Le chiazze che solitamente si
presentavano solamente sotto le sue ascelle, stavolta non erano sole.
Una terza chiazza, ancora più grande, ancora più umida, si faceva
spazio nella sua schiena. Mi ricordai della foto che avevo visto
qualche sera prima. In confronto a quelle di Nunzio, le chiazze del
ragazzo mostrato da Lukan Jonassen erano impercettibili, però
c'erano.
In quel momento mi scordai di tutto
quello che mi circondava, c'era solo Nunzio. Lui, e nient'altro.
Fremevo dalla voglia di poter infilare
la mia mano sotto la sua maglietta. Volevo poter toccare quel corpo
dalle perfette proporzioni. Desideravo essere pervasa dall'umido
torpore che lo circondava.
Quando si sedette, la maglietta gli
scoprì una piccola parte della schiena, rendendomi impossibile il
poter spostare gli occhi da lui.
I figli che da li dietro comparivano
erano ogni giorno più aggrovigliati e folti, e parevano occupare una
superficie sempre più ampia.
I fottarelli finirono il loro pranzo
sotto il mio sguardo vigile.
La prima ad andarsene fu Addolorata,
mente Nunzio, ancora non pareva intenzionato ad abbandonare la
tavola. Estrasse altri due panini, e quando stava per dare l'ultimo
morso ad uno di questi, quello che conteneva cadde, costringendo
nunzio ad accasciarsi al suolo per raccoglierlo.
Quello che dal panino era fuoriuscito
aveva un strano colorito rosato, con delle piccole venature
bianche.
Provare a riconoscerne l'odore fu un'impresa erculea. La presenza di tutti quei cibi differenti non mi permise di focalizzarmi su quel preciso punto prima che Nunzio lo trangugiasse, leccandosi in seguito le dita.
Vedendolo mi sentii di nuovo fremente di desideri poco puri e per niente casti.
Provare a riconoscerne l'odore fu un'impresa erculea. La presenza di tutti quei cibi differenti non mi permise di focalizzarmi su quel preciso punto prima che Nunzio lo trangugiasse, leccandosi in seguito le dita.
Vedendolo mi sentii di nuovo fremente di desideri poco puri e per niente casti.
Per disgrazia, o fortunatamente, nelle
lezioni successive non lo vidi. Passai l'intero pomeriggio nella sala
computer, e fu li che un'intuizione balzò nella mia testa.
Le mani iniziarono tremarmi, e sentivo
il rumore dei denti sbattere gli uni contro gli altri.
Tentai in vano di trovare l'alimento
che Nunzio stava mangiando a pranzo tra i cibi che i vampiri
consumavano comunemente.
Poi, con lo stomaco stretto e le dita
che si rifiutavano di battere sulla tastiera, digitai le parole che
posero fine ai miei dubbi, e dettero inizio alle mie certezze: “Carne
animale”.
Non ci volle molto prima di trovare una
copia esatta del pasto di Nunzio. Colore rosato, venature bianche.
Prosciutto cotto.
Questo era il suo nome.
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